Milano, 3 luglio 2011 - Ci sono “divertissment” che possono permettersi solo certi monumenti del pop troppo amati e celebrati per accontentarsi della congrua pensione e di una stella sulla walk of fame. Formare e disfare (super)band in cui riunire nomi leggendari come il proprio, o quasi, è l’hobby che Ringo Starr ha coltivato con più decisione nell’ultimo ventennio assieme alla passione per le rose. E se le varietà di fiori che crescono nella sua villa del Surrey gli inebriano i sensi (ci ha scritto sopra pure una canzone, “Stop and take time to smell the roses”), avventure musicali come quella che oggi lo deposita sul palcoscenico dell’Arena Civica nell’ambito del Milano Jazzin’ Festival alimentano nel più simpatico dei Beatles voglia di andare oltre l’epopea di “Hey Jude” e “Get back”.

Anche se il passato è sempre lì ad incombere come un dono del cielo o un dazio da pagare pure in uno spettacolo che, nonostante la presenza di hit come “Photograph” o “I don’t come easy”, non sa (e non può) rinunciare ad “Honey don’t”, ad “I wanna be your man”, a “Yellow submarine”, a “With a little help from my friends” o a “Boy”, la cover di Luther Dixon e Wes Farrell pubblicata dai Fab Four nel loro primo album “Please please me” che segnò il debutto discografico del batterista(all’anagrafe Richard Starkey) nei panni di cantante. Per lui si tratta del primo concerto italiano dal ‘92. “Al di là di certe incomprensioni personali, un motivo vero per rimanere divisi non c’è mai stato e sono convinto che, se fossimo ancora qui tutti e quattro probabilmente considereremmo l’idea di tornare assieme” ammette Ringo-Richard, 71 anni giovedì prossimo, col pensiero a Paul, George e John. “Comunque la vita va avanti e io ho da poco concluso a Los Angeles le registrazioni di un album che, come tutti i nuovi dischi, mi sembra il più bello mai inciso”. Già perché l’ultimo “Y not” non ha fatto sfracelli in classifica nonostante la presenza di ospiti come Paul McCartney, Joe Walsh, Ben Harper e Joss Stone.

Ma questo ha un valore marginale per Ringo, sposato da trent’anni con Barbara Bach, che in questa nuova avventura sui palcoscenici ha cooptato il tastierista albino Edgar Winter, il chitarrista dei Romantics Wally Palmar, il bassista dei Mr. Mister Richard Page, il chitarrista Rick Derringer, il pianista Gary Wright e il batterista Greg Bissonette.  Si tratta della dodicesima formazione della sua Ringo All Starr Band (il gioco di parole se lo inventò il produttore David Fishof) in 21 anni d’attività.