Lory Del Santo: "Ero Cenerentola ma Milano mi ha fatto principessa"

La showgirl e attrice: "Milano per me era Las Vegas"

Lory Del Santo

Lory Del Santo

Milano, 7 maggio 2017 - "Milano per me era Las Vegas". Lory Del Santo, showgirl e attrice, guarda la "sua" città. "Qui sono ambientate la maggior parte delle scene della serie web ‘The Lady’. E dove altrimenti? E ci sono anche molti degli aneddoti che racconterò nel mio libro. Dopo l’autobiografia dei miei pensieri ho già finito il secondo, che aspetta solo di essere editato, e sono a metà del terzo. Ho storie pazzesche da raccontare".

Quando è nato il suo sogno "milanese"?

"Molto tempo fa. Venivo da una micro-entità di Verona. Volevo, dovevo diventare qualcosa, creare il mio futuro. E per me esisteva solo Milano. Meta esclusiva per la realizzazione di un miracolo. Da piccola avevo ‘rubato’ alcune riviste di moda e fissavo le foto: i giornali e il mondo della moda erano lì. Il mio obiettivo era quello. Però non avevo potenzialità economiche, ero anche timida. Poi un giorno un uomo molto più grande di me, di cui non ricordo più il nome, mi ci portò. Si era invaghito di me, io ero ancora minorenne, non successe nulla, si accontentava solo di farmi felice".

E dove la portò?

"In piazza Diaz. Aveva scelto un posto casuale. Ricordo che lo rimproverai anche. Insomma, volevo ricordarmi la città in modo particolare e lui era benestante. Però era di Verona, un po’ tirchio. Presi l’insalata per fargli spendere il meno possibile. Ma mi feci portare altrove, mi portò in via Manzoni, accanto al Grand Hotel et de Milan. Lì io che ero una Cenerentola mi sono sentita principessa".

Prima impressione: era come la sua "Las Vegas" delle riviste?

"Oddio, quando arrivi dall’autostrada è bruttissima. Mi sono detta: ‘Che orrore’. Poi quando sono entrata in centro ho capito che c’era qualcosa, una bellezza, il feticcio del potere e il futuro della mia esistenza".

Quando ha deciso di tornare stabilmente?

"Quando sono ‘scappata’ di casa, dopo il liceo. Da 18enne sono partita avendo già l’idea di quello che avevo visto. Era la mia città. Per alcuni anni feci su e giù fra Roma e Milano. Poi arrivò il programma tv “Drive in” e scelsi di stare qui. Presi in affitto un appartamento in via Borgogna. A Milano è iniziato tutto, sono anche diventata fotografa. In discoteca avevo trovato un modello meraviglioso. Lo porto a Roma davanti al Colosseo per fotografarlo e lui riporta il rullino alla sua agenzia milanese. Era venuto completamente a fuoco, ma lo sfondo non si vedeva, c’erano colonne di luce. Quello scatto non la mandò ai suoi genitori, ma la sua agenzia mi chiamò e ingaggiò. Da quel momento fotografai tanti modelli, ma in modalità automatica. Un giorno vennero tutti ‘neri’, ho dovuto imparare davvero come funzionava… Il primo scatto era stato un colpo di fortuna e Milano me ne ha regalati molti in effetti".

Anche la videocamera l’ha scoperta qui.

"Mio figlio per un capriccio se l’è fatta regalare ma non l’ha mai usata una volta. Così un giorno l’ho vista lì, abbandonata. “Poverina, diamole vita”, mi son detta. Schiacci on, il tasto rosso. È facile. Allora ho deciso di fare un film. La parte più difficile è la sceneggiatura, però. La mia città mi ha ispirata tantissimo, nella zona nuova dei grattacieli e in quella antica ho trovato il set perfetto per la mia “The Lady”. Assorbo, osservo. Sono fatta così, la mia scuola è la vita".

Qual è la Milano che continua a sedurla?

"È sempre bello camminare a Brera o a corso Como. La città si è trasformata, la zona nuova è bellissima. Ma io adoro soprattutto i parchi e i giardini interni delle case ricche. Certo, devi conoscere i ricchi per arrivare ai giardini (ride)".

Quella che invece non sopporta.

"Le periferie con quei casermoni disordinati e zone senza identità. Non mi disturba la povertà, ma il brutto".

Milano è la destinazione finale?

"Me lo stavo chiedendo proprio in questi giorni. Resterò qui? No, andrò a Los Angeles, anche se qui ci sarà sempre un punto di ritrovo, il nucleo".

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