San Siro pieno di sogni: tutti i colori dei Coldplay / FOTO

In 55mila per Chris Martin. E stasera il bis

Chris Martin sul palco (Olycom)

Chris Martin sul palco (Olycom)

Milano, 4 luglio 2017 - Stati di allucinazione. In quella fumeria d’entusiasmo adagiata ieri sera dai Coldplay tra gli spalti di San Siro,la sensazione più stupefacente è stata ascoltare la voce di Maria Callas eseguire nei panni di Lauretta “O babbino caro” mentre la band entrava in scena per scatenare i 55mila (stasera si replica) col suo carnevale di luci, suoni e colori dell’ultima fatica in studio “A head full of dreams”.

Triturare perfino “Gianni Schicchi” nel “melting pop” multietnico e multiculturale del quartetto inglese, in cui i sette chakra della filosofia indu si trovano a convivere con il Chaplin de “Il grande dittatore” che affiora nell’introduzione della stessa “A head full of dreams” col suo celebre monologo, può essere parso a qualcuno davvero troppo. Ma Chris Martin è un ragazzone con «la testa piena di sogni» che il successo sembra aver addirittura ringiovanito rispetto a quando scriveva cose come “Yellow” o “Clocks”. E anche se oggi i suoi album vendono un decimo di quelli di allora (la crisi del disco, ahinoi, non perdona), i Coldplay rimangono comunque una delle quattrocinque band più potenti della terra. Soprattutto ora che la passione per Annabelle Wallis sembra aver rimarginato le ferite del cantante per la «separazione consapevole» da Gwyneth Paltrow (in vacanza in Italia, e ieri ospite nel retropalco del concerto) dissipando la negatività che si respirava tra i solchi di “Ghost stories”, da cui tornano cose come “Magic” e “Midnight”, per recuperare l’euforia contagiosa di quel “Mylo Xyloto” con cui l’ultimo disco sembra avere una relazione simbiotica. Il cuore in pace vede una festa in ogni villaggio, ricorda un proverbio indu caro all’infatuazione per il Subcontinente che sembra essersi impossessata ultimamente di Martin & Co., così lo show non economizza su sorprese ed effetti speciali, passando dalle esplosioni di petali colorati ai palloni gonfiabili oversize, dai fuochi d’artificio ai famosi braccialettiluminosi – distribuiti all’ingresso (col caldo invito a restituirli a fine concerto) – che si accendono a ritmo di musica per colorare la notte come le stelle di un cielo capovolto.

Nelle due ore di spettacolo i flussi di “A head full of dreams” e “Mylo Xyloto” si sovrappongono di continuo, sia che il fuoco della maratona arda sul palco principale che su quello in mezzo al pubblico infiammato dalle immagini di uno schermo calpestabile inquadrato dall’alto assieme ai suoi calpestatori. Ma tra i fan c’è pure un terzo palco dove arriva il rush finale con l’ennesima scarica di effetti speciali. Un anno di concerti sembra aver stimolato la creatività della band, che a novembre se n’era già uscita con una versione inedita di “Everglow” ispirata alla performance a Glanstonbury 2016 e che ora si prepara a pubblicare “Kaleidoscope”, ep – sul mercato digitale da venerdì 14 – con cinque pezzi fra cui quelle “All I can think about is you” e “Something just like this” già arrivate in radio nelle scorse settimane. Ed è proprio “Something justlike this”, condivisa con i Chainsmokers, ad aprire una corsa ai bis in cui figurano pure “A sky full of stars” e “Up&Up”. Tutto finirà entro l’anno in un live album (con dvd) registrato in Giappone, al Tokyo Dome, lo scorso aprile. Prima dello show dei Clodplay, a San Siro si è esibita la svedese Tole Lo: il suo stemma, un clitoride stilizzato. 

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