Milano, 29 luglio 2012 — «Il prezzo del successo? Fare tutti i giorni per 4 anni Luino Milano andata e ritorno a bordo della mia vecchia Renault. L’occasione del Derby, gli applausi, le incertezze, la difficoltà di mettere insieme il pranzo con la cena, la tentazione di tornare a fare il ragioniere e invece...». Nella parole di Enzo Iacchetti, attore, comico, conduttore tv, cantante, Milano diventa il palcoscenico dove ha vissuto gioie e dolori, emozioni e occasioni mancate ma anche tante battaglie vinte e la piena affermazione.

Alla fine è andata bene.
«Ho cominciato nel 1979 a Milano con il Derby, dopo un po’ di gavetta a Luino. Arrivavo qui verso le 21, facevo lo spettacolo, poi il tempo di due chiacchiere, un panino in un chiosco e di nuovo nella mia Renault 4 per tornare a casa verso le sei del mattino. Guadagnavo 12mila lire a sera e ne spendevo 5mila per la benzina. Ma poi non ce l’ho fatta più e mi sono trasferito a Milano».

Dove abitava?
«In Viale Monza. Condividevo l’appartamento con Giobbe Covatta e Giorgio Faletti. Giobbe era quello che cucinava. Mangiavamo solo pasta, non potevamo permetterci di più. Giobbe alternava, una sera spaghetti aglio e peperoncino, un’altra penne al sugo».

Mai una bistecca?
«Solo il lunedì, giorno di paga. Andavamo in una piccola trattoria in San Babila: menù fisso a 10mila lire più mille lire supplemento bistecca e noi, crepi l’avarizia, almeno quel giorno ce lo potevamo permettere».

E intanto faceva carriera?
«Ho fatto più fatica di altri, perché non proponevo personaggi, restavo me stesso facendo un cantautore sfigato che eseguiva canzoni alla Jacques Brel riscritte in tono ironico. Ma al Derby cominciarono ad apprezzarmi e conquistai il posto centrale nella scaletta della serata, la collocazione più ambita. Poi però venne la tv, ci fu il boom del Drive In: dal Derby presero parecchi comici, tranne me».

Si è rifatto con «Striscia la Notizia».
«In realtà devo prima ringraziare Maurizio Costanzo che mi lanciò in tv con le mie canzoni bonsai. Poi Striscia mi ha dato la consacrazione. La conduco da 19 anni in coppia con Ezio Greggio. Tornerò a farla l’anno prossimo da gennaio per tre mesi, per festeggiare il quarto di secolo del programma di Antonio Ricci».

Milano è sempre nella sua vita.
«La adoro, ha tutti i vantaggi di una metropoli compreso il nuovo skyline con questi grattacieli in costruzione che la rendono simile a Berlino e Londra, ma resta una città efficiente, dove con un taxi ci metti poco ad andare ovunque».

E poi c’è via Mac Mahon.
«La mia preferita, ha mantenuto l’atmosfera di un grande paesone, della Milano di un secolo fa. Qui ho abitato per parecchi anni, ci sono ancora tanti negozi che non sono stati soppiantati dai supermercati. Al mattino quando uscivo per fare la spesa, la gente mi salutava senza essere invadente. Alla Milano operaia di Mac Mahon si è mescolata la Milano delle varie etnie. In questa strada che segna il confine con la periferia impari a convivere con chiunque in pace».

E per mangiare?
«C’è la Trattoria Nova, condotta da Maurizio Nova e da sua moglie. Qui sembra che Milano si sia fermata agli anni ’50. Gli arredi e i piatti sono come non se ne trovano più. Da loro ho imparato a mangiare anche il fegato burro e salvia. Maurizio è un amico: da lui lasciavo il mio cagnolino Willy quando non potevo portarlo con me. E mi presta sempre il retro del locale per incontri di lavoro: qui ho firmato i contratti degli ultimi 20 anni. Poi mi coccola: ogni volta che mi vede schiaccia nel suo vecchio jukebox del 1957 il tasto D11 e parte la mia canzone preferita: “Sono un ragazzo di strada” dei Corvi».

C’è attesa per «Il Vizietto» che interpreterà a teatro la prossima stagione.
«Sì, affronterò il testo di Jean Poiret debuttando a Milano il 4 dicembre al teatro Manzoni. Farò la parte en travesti di Albin/Zazà Napoli, che al cinema era interpretata da Michel Serrault mentre Marco Columbro sarà Renato Baldi, il ruolo di Ugo Tognazzi. Io intanto vado a lezione dalla Cesira, alias Eraldo Moretto, la drag queen per eccellenza: voglio essere una donna perfetta.

E poi?
«Spero di interpretare sempre a teatro “Morte di un commesso viaggiatore” con mio figlio Martino, anche lui attore».

mchiavarone@yahoo.it