Spese pazze al Pirellone, i pm: "Facevano politica al ristorante, 64 a processo"

L'inchiesta, già ribattezzata "rimborsopoli", è bipartisan e coinvolge personaggi dei diversi schieramenti politici: in particolare, 31 politici del Pdl, 23 della Lega Nord, 5 del Pd, 2 dell'Udc, uno per Sel, Idv e Partito Pensionati. Accusati di aver provocato, con le loro "spese pazze", un danno alle casse del Pirellone di circa 3 milioni di euro

Nicole Minetti e Renzo Bossi (Newpress)

Nicole Minetti e Renzo Bossi (Newpress)

Milano, 27 febbraio 2015 - La Procura di Milano chiede il processo per 64 tra consiglieri ed ex consiglieri del Pirellone accusati di essersi fatti rimborsare con risorse pubbliche alcune "spese pazze" di natura personale e comunque estranee al loro mandato politico. La richiesta di rinvio a giudizio è stata presentata oggi dal pm di Milano, Paolo Filippini, durante l'udienza preliminare in corso davanti al gup Fabrizio D'Arcangelo.

L'inchiesta, già ribattezzata "rimborsopoli", è bipartisan e coinvolge personaggi dei diversi schieramenti politici: in particolare, 31 politici del Pdl, 23 della Lega Nord, 5 del Pd, 2 dell'Udc, uno per Sel, Idv e Partito Pensionati. Accusati di aver provocato, con le loro "spese pazze", un danno alle casse del Pirellone di circa 3 milioni di euro.  Soldi, secondo l'accusa, spesi dai politici del Pirellone per l'acquisto di beni personali e non giustificati da ragioni di mandato politico: ristoranti di lusso, acquisto di formaggi e vini prelibati, cartucce da caccia. Le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e condotte dai pm Paolo Filippini e Antonio D'Alessio hanno portato alla luce alcuni casi eclatanti. Come quello di Stefano Galli, ex capogruppo della Lega Nord al Pirellone che si sarebbe fatto rimborsare 6 mila euro spesi per il ricevimento di nozze della figlia e avrebbe fatto ottenere al neo-genero una consulenza fittizia da 196 mila euro. O come quello di Nicole Minetti, l'ex consigliere del Pdl già condannata nel processo Ruby-bis che avrebbe ottenuto il rimborso per l'acquisto del libro "Mignottocrazia" di Paolo Guzzanti.

Circa l'80% delle risorse regionali destinate a spese di rappresentanza e all'attività politica dei consiglieri lombardi sono state utilizzati per pagare ristoranti. E' questo, in sintesi, il pensiero espresso dal pm di Milano, Paolo Filippini, nell'aula dell'udienza preliminare a carico di 64 tra consiglieri ed ex consiglieri del Pirellone accusati di aver chiesto e ottenuto rimborsi pubblici per spese estranee alla loro attività politica. Per il rappresentante della pubblica accusa, le cosiddette "spese pazze" effettuate dai 64 consiglieri sotto accusa (quasi 3 milioni di euro tra il 2008 e il 2011) non trovano giustificazione politica perché riguardano la sfera privata dei singoli. "Qui la politica si fa nei ristoranti, mentre l'attività istituzionale dovrebbe farsi nei luoghi istituzionali", avrebbe detto, tra l'altro, il magistrato. 

Nel frattempo, alcuni imputati sarebbero pronti a trattare con la Procura nella speranza di raggiungere un accordo per il patteggiamento della pena. Tra questi anche Franco Nicoli Cristiani, ex assessore della giunta Formigoni ed ex vicepresidente del consiglio regionale che aveva già patteggiato 2 anni per la vicenda della discarica di Cappella Cantone. Altri, invece, punterebbero sul rito abbreviato, formula processuale che prevede lo sconto di un terzo della pena per l'imputato.

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