Spese pazze al Pirellone, la mannaia dei giudici: nove condanne per 540mila euro

Corte dei Conti, altra sentenza contro l’ex capogruppo Lega Galli di Nicola Palma

Nicole Minetti

Nicole Minetti

Milano, 31 gennaio 2015 - L'ultima sentenza è stata depositata due giorni fa. E per la seconda volta in pochi mesi è finito nel mirino Stefano Galli: l’ex capogruppo della Lega Nord al Pirellone è stato condannato a risarcire all’Erario 45.120 euro, che si vanno così ad aggiungere ai 123.567 euro contestati per le consulenze al genero Corrado Paroli. Non basta. Sì, perché Galli viene puntualmente chiamato in causa dai magistrati della Corte dei Conti pure come corresponsabile dei rimborsi illegittimi degli altri ex consiglieri in quota Carroccio nella passata legislatura, visto era proprio lui a firmare quegli elenchi di ricevute prima di girarli ai membri dell’Ufficio di presidenza. Solo in un’occasione, almeno per ora, si è salvato, non certo per merito suo a dir la verità: è stato infatti l’attuale vicepresidente del Consiglio regionale Fabrizio Cecchetti a evitargli l’ennesimo verdetto sfavorevole, restituendo all’Erario 43.643 euro (più interessi e rivalutazione) e mettendo fine al processo.

Per tutti gli altri casi sin qui trattati, invece, Galli si è sempre visto affibbiare il 25% della colpa, arrivando alla cifra monstre di 204.531 euro. Si parte dagli scontrini dell’ex consigliera Maria Luciana Ruffinelli, chiamata a restituire 30mila euro sui 44.743 portati in aula dalla Procura regionale della Corte dei Conti. Stesso discorso vale per il giudizio nei confronti di Angelo Ciocca, ancora in carica, al quale sono stati contestati 13.814 euro per materiale per comunicazioni epistolari, 1.900 euro per affrancature postali e 5.050 euro per ristorazione e consumazioni al bar. Totale: 21.566 euro, di cui la metà attribuiti a Galli. Passiamo poi al bresciano Enio Moretti, condannato a ridare alla Regione quasi 35mila euro tra pranzi al ristorante e pernottamenti in albergo (anche a due passi dal suo paese di residenza), senza dimenticare l’acquisto di due notebook per un importo di 4.674 euro. Infine, ecco la sentenza contro Pierluigi Toscani, salito agli onori delle cronache un paio di anni fa per quella che a molti sembrò la più pazza tra le spese pazze: 762 euro per «armi e munizioni da caccia». Ovviamente, non ci sono solamente i lumbard.

I verdetti – tutti avversi e tutti potenzialmente ribaltabili in sede di appello – hanno riguardato anche gli esponenti del Pdl. Aspettando che la lente della magistratura contabile passi in rassegna i documenti presentati dagli altri partiti coinvolti (Pd, Udc, Sel, Pensionati e Idv). Sì, perché in tutto sono 64 gli indagati, gli stessi coinvolti nel procedimento penale che il 2 febbraio entrerà nel vivo con l’udienza preliminare davanti al giudice Fabrizio D’Arcangelo. Tra loro c’è Nicole Minetti, condannata dalla Corte dei Conti a risarcire 13mila euro. Come lei, anche Gianluca Rinaldin non è riuscito a giustificare gli esborsi messi a carico del Pirellone (in tutto 114.276 euro): dal pernottamento in Toscana per un convegno a Montecatini Terme (500 euro tirati fuori nel novembre del 2008) alla notte passata all’Empire Palace Hotel di Roma per la partecipazione al primo congresso nazionale del Pdl, per non parlare dei 490 euro spesi in taxi e parcheggi e di quelli pagati per un i-Pad comprato e poi smarrito (con tanto di denuncia ai carabinieri). È andata male, infine, pure ad Alessandro Colucci, al quale sono stati contestati esborsi per 50mila euro. Facendo due calcoli, in sei mesi sono arrivate nove condanne per una somma pari a 538.752 euro. Ed è solo l’inizio.

nicola.palma@ilgiorno.net