Soccorso alpino, il presidente: «Troppi gli allarmi futili. L’elicottero non è un taxi»

Danilo Barbisotti: "Non si può chiamare l’elicottero semplicemente per farsi dare un passaggio a valle quando si è stanchi" di Federico Magni

Soccorso alpino (Ansa)

Soccorso alpino (Ansa)

Milano, 5 febbraio 2015 - «Come soccorso alpino non siamo contrari al pagamento di un ticket se serve a limitare le chiamate che noi definiamo futili e che invece potrebbero spesso essere risolte con meno dispendio di energie», spiega Danilo Barbisotti, presidente del Cnsas Lombardia. «È importante però sottolineare - aggiunge - che ad ogni chiamata noi partiremo comunque, poi a posteriori sarà l’équipe a valutare ogni caso». È indubbiamente destinata a sollevare l’ennesima bufera nel mondo degli appassionati di montagna la decisione della Regione di istituire il ticket sull’utilizzo dell’elicottero del soccorso per quelle che vengono definite «false emergenze».  Capita sempre più spesso, ed è successo anche di recente, che gli uomini del soccorso alpino e soprattutto coloro che operano a bordo dell’elisoccorso fossero costretti a mettere in pericolo la loro vita per andare a recuperare escursionisti che si erano infilati nei guai semplicemente per aver sottovalutato le loro capacità o per non aver valutato i rischi di un itinerario in quota. Solo qualche giorno fa alcuni escursionisti erano finiti sulla Cresta di Piancaformia, sulla Grigna settentrionale, senza avere la minima idea dei pericoli di un itinerario da alpinisti in quota fra neve, ghiaccio e precipizi in agguato.

Una volta che si sono accorti che non potevano più andare né avanti né indietro hanno allertato l’elicottero che li ha riaccompagnati al parcheggio. Ne sanno qualcosa i volontari delle varie delegazioni che Danilo Barbisotti, presidente Soccorso Alpinooperano in Lombardia. Sono stati ben 1.147 gli interventi svolti dal Soccorso alpino lombardo nel 2014 per aiutare 1.205 persone. I morti sono stati cento, uno dei bilanci più tragici degli ultimi anni. Le Delegazioni più attive sono quella della Valtellina con 349 operazioni e la XIX Lariana con 338 interventi, seguite dalla Orobica con 259 attività e quella Bresciana con 201. «Di certo non siamo noi a spingere per il pagamento del ticket, ma se può funzionare come dissuasore per tutte le chiamate inutili che riceviamo può essere positivo - continua Barbisotti -. L’obiettivo non è quello di fare cassa, ma negli ultimi anni le montagne sono sempre più frequentate e bisogna far capire alla gente che non si può chiamare l’elicottero semplicemente per farsi dare un passaggio a valle quando si è stanchi. Detto questo non dobbiamo demonizzare chi va in montagna. Una persona deve sentirsi ovviamente libera di farlo. Ma bisogna essere preparati a quello a cui si va incontro. Come Soccorso alpino ogni anno organizziamo diverse iniziative per spiegare come comportarsi sulla neve, sulle ferrate e nei vari ambienti di montagna»

«In Trentino c’è il ticket da molti anni - spiega Maurizio Dellantonio, vicepresidente nazionale del Soccorso alpino - E come deterrente ha funzionato. C’è molta più attenzione da parte di chi frequenta la montagna. Di sicuro non serve a fare cassa però ha funzionato come segnale e di sicuro funzionerebbe ancora di più se si addebitasse l’intero costo dell’intervento a chi, fra coloro che allertano il soccorso, dimostra totale menefreghismo e ignoranza nell’utilizzare una risorsa così straordinaria come l’elisoccorso in modo non adeguato».  È un tema di cui si parla da anni quello dell’intervento a pagamento. Da più parti però si erano levate voci critiche, spesso anche dallo stesso mondo del soccorso che in passato non ha mancato di criticare la scelta di fare differenze fra un intervento e l’altro. Il rischio infatti è quello che una persona che sa che deve pagare l’intervento dell’elicottero una volta che si è messa nei guai cerca di cavarsela da sola mettendosi ancora di più in pericolo mentre le indicazioni che vengono date da chi si occupa di prevenzione e sensibilizzazione sui temi legati al pericolo della montagna dicono di chiamare una volta che ci si accorge di essere finiti nei guai. «Ovviamente ci sono degli illesi potenziali che possono anche mettersi in pericolo - spiega ancora Dellantonio -. E devono essere salvati».

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