Vigili: rabbia in assemblea Insulti, votazioni annullate e referendum per il contratto

I sindacati: «Accordo approvato». Poi il dietrofront di Nicola Palma

Durante il confronto tra i delegati sindacali e i lavoratori si sono registrati momenti molto aspri: alla fine l’ultima parola arriverà col referendum

Durante il confronto tra i delegati sindacali e i lavoratori si sono registrati momenti molto aspri: alla fine l’ultima parola arriverà col referendum

Milano, 25 aprile 2015 - Tremila ghisa al voto per ratificare (o meno) l’accordo Comune-sindacati sul nuovo contratto decentrato. Il «sì» sarebbe dovuto arrivare ieri mattina durante l’assemblea convocata al teatro Franco Parenti, ma la votazione per alzata di mano è stata contestata dal fronte del «no»: alla fine, i sindacati pro-intesa, su pressione dei contrari, hanno indetto un referendum; visti i tempi tecnici per predisporre le schede e allestire i seggi e l’arrivo di Expo, è probabile che la consultazione slitti a lunedì 4 maggio. Facciamo un passo indietro. E torniamo alla riunione infuocata del Pierlombardo. Appuntamento alle 10 del mattino, mezz’ora dopo la sala è strapiena.

Tocca a Tatiana Cazzaniga della Cgil spiegare le modifiche all’articolo 4, vale a dire le correzioni introdotte per adeguarlo al decreto Brunetta del 2009 e mettersi al riparo da eventuali rilievi di Corte dei Conti e Ministero delle Finanze. Ecco i dettagli: del salario accessorio faranno parte l’indennità di turno, il premio di produttività e i compensi per particolari responsabilità e attività svolte in particolari condizioni disagiate («indennità di disagio»), da modulare ovviamente con anzianità e posizione degli agenti. Orfeo Mastantuono del Csa, invece, riepiloga i numeri. Uno su tutti: l’incremento di circa 500 euro lordi del premio di produttività (fino a 1.329 euro), legato per il 92% al raggiungimento degli obiettivi e per il restante 8% alla valutazione della performance («pagellina»). Dati contestati da Daniele Vincini, rappresentante del Sulpm, l’unica sigla che non ha firmato il contratto: «Noi non ci stiamo perché le cose che ci sono scritte in questo accordo non sono chiare». E giù l’elenco delle criticità. Una parte della platea applaude. E quando gli altri delegati invitano il collega a concludere l’intervento scatta la rivolta: «Fatelo parlare, vogliamo ascoltarlo». Si passa al voto per alzata di mano. Prima i favorevoli, poi i contrari e infine gli astenuti. A occhio pare che abbia prevalso il «sì», anche se il divario è risicato. Cazzaniga proclama: «Intesa approvata».

Apriti cielo. Il fronte del «no» si fionda verso il palco. Volano insulti: «Buffoni! Buffoni!». Scene simili a quelle già viste a dicembre, quando fu messo ai voti il pre-accordo in piazza Beccaria. Stavolta, però, il finale è diverso. Dopo un breve conciliabolo, Mastantuono prende il microfono: «Noi siamo persone democratiche, faremo il referendum». Applausi e animi rasserenati. «Lotteremo fino alla fine», esulta Vincini. «Tante preplessità tra i lavoratori», rincara Letterio De Domenico della Rsu. «Questo è un ottimo accordo, viste le premesse: siamo riusciti a difendere il salario, anzi ad aumentarlo», rivendica Mastantuono. Spazio alle urne.nicola.palma@ilgiorno.net

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