Ragazzo sfregiato con l'acido. Dopo i messaggi d’amore, il processo: destini separati per gli amanti diabolici

Non ancora iniziato, il processo a Martina e Alexander già si divide. E diversi giudici, in aule e giorni diversi, potrebbero valutare i fatti, le responsabilità complessive dell’agguato contro il 22enne Pietro Barbini di Marinella Rossi

Alexander Boettcher e Martina Levato in tribunale con la polizia penitenziaria

Alexander Boettcher e Martina Levato in tribunale con la polizia penitenziaria

Milano, 27 gennaio 2015 - Si erano dati appuntamento al processo di oggi - un ti amo col labiale e una mano sul cuore -, l’8 gennaio, Martina Levato e Alexander Boettcher, i ragazzi diabolici che trasferiscono sull’acido muriatico il potere di bruciare presunte offese e purificare rapporti promiscui. Ma l’incontro dei due amanti totali potrebbe durare poco. Non ancora iniziato, il processo a Martina e Alexander già si divide. E diversi giudici, in aule e giorni diversi, potrebbero valutare i fatti, le responsabilità complessive dell’agguato contro il 22enne Pietro Barbini, da parte della studentessa di 23 anni della Bocconi, e del suo amante 30enne, sedicente broker, impiegato dalla madre nell’impresa immobiliare di famiglia. La separazione dei procedimenti è probabile, visto che il legale di Boettcher, Ermanno Gorpia, non ha ancora depositato richiesta di giudizio abbreviato (ma lo potrebbe fare stamane), e parrebbe intenzionato ad andare al dibattimento.

A differenza dei legali di Levato, Paola Bonelli e Marziano Pontin, che hanno già depositato l’istanza di abbreviato, condizionato a una perizia psichiatrica che assuma anche sms e chat della ragazza, indicativi di disturbi della sfera emotiva di Martina. Di fronte a scelte che si profilano diverse, il tribunale dalla direttissima presieduto da Anna Introini oggi prenderebbe in carico - per quella che è la prassi nel tribunale milanese - il rito ordinario su Boettcher, inviando a un altro collegio della nona sezione la valutazione del rito abbreviato della Levato.  Saranno così altri giudici, con un inevitabile rinvio, a valutare se disporre una perizia sulla ragazza, cui far seguire, dopo l’espletamento dell’esame medico, il giudizio che prevede un terzo di sconto sulla pena ritenuta appropriata. C’è però un’altra possibilità: che la difesa di Boettcher avanzi anch’essa richiesta di abbreviato, condizionato ad accertamenti, e alla luce di indagini difensive che in questi giorni l’avvocato Gorpia sta espletando: in questo caso sarebebro Introini e il suo tribunale a valutare se concedere i riti alternativi, in relazione alla ragionevolezza o meno degli approfondimenti richiesti. Ma pare poco probabile: la difesa del giovane ha interesse a staccare la sorte di Alexander da quella di Martina.  Lui si dice del tutto estraneo all’aggressione, prendendo le distanze dalla ragazza «che non avrebbe immaginato potesse fare una cosa del genere», e forte di poter spiegare la sua presenza in via Giulio Carcano, il 28 dicembre, quando Barbini subisce l’agguato da parte di due persone (come riferisce nella sua nuova deposizione davanti al pm Alberto Nobili), sotto gli occhi del padre che lo aveva accompagnato a ritirare il pacco trappola. Poi c’è la Procura, il pubblico ministero Marcello Musso, che questa mattina depositerà in aula l’ultima e più dettagliata ricostruzione di Pietro, ricoverato al Niguarda, e nuove prove raccolte sull’assalto all’acido muriatico contestato come lesioni gravissime, aggravate da premeditazione, crudeltà e motivi abietti. Quindi la parte civile, per Pietro e i suoi genitori, l’avvocato Paolo Tosoni. Nel quantificare danni biologici e morali in un milione e 400 mila euro (ma la prognosi sul giovane non è ancora definita), chiede al tribunale il sequestro consevativo di due immobili, gli unici riferibili a Boettcher: due appartamenti in viale Bligny. Nessuna proprietà su cui rivalersi, invece, con Martina: nel deserto acido che ha seminato dietro di sé, i suoi genitori hanno persino smesso di andare a lavorare nelle scuole dove insegnano. Per la vergogna.

marinella.rossi@ilgiorno.net