Scandalo Sanità, presentato il conto a 'Lady dentiera': 4 milioni di beni sequestrati

La stima dei giudici contabili sui danni al sistema sanitario lombardo

Maria Paola Canegrati

Maria Paola Canegrati

Milano, 24 giugno 2016 - Il danno economico fatto alla sanità lombarda dal sistema di Lady dentiera & c. comincia a prendere corpo in una cifra provvisoria: 4 milioni di euro. E il «buco» sarebbe stato causato dalla «violazione della disciplina degli appalti pubblici con l’affidamento ai privati del servizio di odontoiatria». Stiamo parlando della famosa operazione «Smile». La stima è della Procura della Corte dei Conti che ieri mattina ha eseguito a tutela dell’Erario sequestri conservativi su beni immobili, conti correnti e altri crediti nei confronti di dirigenti di aziende sanitarie lombarde per coprire quella cifra di 4 milioni. A disporre i sequestri sono stati il procuratore regionale Antonio Caruso e i sostituti procuratori Alessandro Napoli e Luigi D’Angelo, magistrati titolari del procedimento di responsabilità erariale. I contabili stanno svolgendo ulteriori accertamenti alla ricerca di eventuali altri danni patrimoniali subiti dall’Erario. La cifra di quattro milioni è il frutto di una prima sommaria valutazione che potrebbe quindi aumentare. Questo è il versante contabile dell’inchiesta penale che a febbraio scorso aveva portato all’arresto, tra gli altri, di Fabio Rizzi, ex presidente della commissione sanità del Pirellone e autore della riforma sanitaria lombarda. Il leghista, considerato un fedelissimo del governatore Roberto Maroni, era finito in carcere con l’accusa di aver pilotato una serie di gare per la gestione in outsourcing dei servizi odontoiatrici negli ospedali lombardi per favorire l’imprenditrice Maria Paola Canegrati, soprannominata «la zarina» della sanità lombarda anche lei arrestata nel blitz di febbraio. Dall’inchiesta, coordinata dal pm di Monza Manuela Massenz, era emerso anche che i medici che facevano capo alla Canegrati scoraggiavano i pazienti che ricorrevano alla sanità pubblica, segnandoli in liste d’attesa interminabili. E li orientavano verso interventi e impianti dentari a pagamento. Costi esosi e inutili, perché spesso le cure consigliate non erano necessarie. 

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