Caso Sea, Gamberale assolto: non c’è prova di gara truccata

La reazione alla valutazione del gup: io, vittima di liti di Marinella Rossi

Vito Gamberale

Vito Gamberale

Milano, 25 ottobre 2014 - Peccato originale, il fascicolo dimenticato tre mesi nella cassaforte del Procuratore capo, e su cui l’aggiunto punta i piedi e dà il via alle ostilità. Porta male alla Procura di Milano, l’affaire Sea-Gamberale, che per Edmondo Bruti Liberati era un dossier poco rilevante, obliterabile, per il suo (ex) aggiunto del pool anticorruzione Alfredo Robledo non lo era per niente, tanto da formulare un’imputazione per turbativa d’asta (ma mancava il committente, il Comune di Milano) tutta agita fra il signor Vito Gamberale del Fondo F2i e l’indiano testa di legno Behari Vinod Sahai, procuratore della Srei Infrastructure Finance Ltd, per il mezzo del manager di Gamberale, Mauro Maia. Il processo lite finisce in un solo giorno e in poche ore davanti al gup Annamaria Zamagni: il fatto non sussiste, non sussiste come accusa di asta viziata quella che fu l’acquisizione da parte del fondo F2i del 27,40% delle quote della Sea cedute dal Comune di Milano per un euro in più rispetto alla base d’asta di 385 milioni di euro, ddopo che l’indiano si era presentato con un’offerta irricevibile e fuori tempo massimo. La prova dell’accordo fra Gamberale e Vinod, secondo il gup che asslve tutti, non c’è. Non vi è la «prova dell’accettazione da parte di Vinod, che avrebbe ricevuto la promessa del 7% della commessa - a non partecipare». Vi sono vizi procedurali su come l’indiano venne sentito dalla Procura, non subito come indagato ma come testimone. E la società indiana avrebbe avuto un reale interesse a mandare deserta l’asta, con una trattativa privata.

La decisione tranchant lascia l’amaro in bocca a Robledo, che accusò Bruti (per questo indagato di omissione in atti d’ufficio dalla Procura di Brescia) di avere rallentato le indagini rendendole inefficaci, nonostante il via promettente (l’intercettazione inviata dalla Procura di Firenze nell’ottobre 2011, in cui Maia prefigurava a Gamberale un’asta «cucita loro addosso», fu affidata alla fine a Robledo solo il 16 marzo 2012). Ma se l’aggiunto pensa a un ricorso in Casaszione, Gamberale (difeso da Angelo ed Enrico Giarda, menre Maia è assistito da Gianpiero Biancolella) traccia segni col rasoio. «Dobbiamo rendere grazie alla giustizia italiana. Ho sofferto d e anni e mezzo, oggi è venuto fuori che non c’era nulla, il vuoto torricelliano». Via un sassolino dalla scarpa: il sindaco Giuliano Pisapia, che ha osato costituirsi parte civile. «E’ un pover’uomo, ha voltato le spalle a chi ha aiutato il Comune. Milano merita altro...». E via un altro, la Procura quasi tutta: «Siamo stati strumento artificioso di una lite da cui siamo estranei». A buoni intenditori, poche parole.  

marinella.rossi@ilgiorno.net

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