'Il piatto piange', sciopero del personale delle mense

Un corteo da piazza Scala che ha raggiunto la sede milanese dell'associazione di categoria Angem, rappresentante delle imprese del settore, e poi la prefettura, dove una delegazione è stata ricevuta dal prefetto

Sciopero nazionale della ristorazione collettiva a Milano

Sciopero nazionale della ristorazione collettiva a Milano

Milano. 5 febbraio 2016 - "Il piatto piange". Ecco lo slogan dello sciopero nazionale della ristorazione collettiva in attesa del rinnovo del contratto nazionale da più di 32 mesi. Lo sciopero, organizzato a livello locale da diverse firme, i confederati Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs, e il sindacato di base FlaicaUniti-Cub, durerà tutto il giorno, oggi, coinvolgendo diverse città italiane.

A Milano poco dopo le 9.30 è partito  un corteo da piazza Scala che ha raggiunto la sede milanese dell'associazione di categoria Angem, rappresentante delle imprese del settore, e poi la prefettura, dove una delegazione è stata ricevuta dal prefetto. La polizia locale, che garantisce il servizio di infomobilità Luceverde, sta provvedendo alla viabilità.  Alla base della protesta odierna vi è il rinnovo del contratto nazionale. In Italia sono più di 80mila le lavoratrici e i lavoratori che si occupano di ristorazione collettiva, sia nel settore pubblico, che privato e turistico: dagli asili nido alle scuole, ospedali, case di riposo, mense aziendali e interaziendali.

"Riduzione del costo del lavoro, revisione della clausola sociale nei cambi di appalto, abbassamento delle tutele collettive ed individuali, aumenti retributivi irrisori, sono le proposte che condizionavano il rinnovo del contratto. La trattativa è andata avanti per mesi, fino al 2 dicembre 2015, quando il negoziato si è interrotto per le proposte inaccettabili delle parti datoriali Angem e Aci, Alleanza delle cooperative", è quanto si legge in un comunicato dalla Filcams Cgil. "La situazione è sempre più drammatica", ha detto, in una nota, Elisa Camellini, segretaria nazionale della Filcams Cgil. "Con responsabilità e rispetto abbiamo portato avanti la trattativa ascoltando le esigenze delle parti datoriali, cercando di trovare soluzioni per affrontare al meglio questo periodo di crisi economica. Lo stesso non si può dire delle nostre controparti", ha aggiunto Camellini.

Nel capoluogo lombardo le organizzazioni sindacali denunciano anche "il comportamento dei committenti, in molti casi pubblici, che non esigono dalle imprese affidatarie degli appalti il rispetto dei contratti di lavoro e delle normative di legge - ha dichiarato, in un comunicato, la Cgil - Lasciando così i lavoratori di un settore debole, come quello degli appalti, senza tutele di fronte ai propri datori di lavoro". Inoltre, al prefetto di Milano, Alessandro Marangoni, sarà consegnata una lettera per il presidente del consiglio Matteo Renzi in cui viene sottolineata la situazione delle lavoratrici degli appalti scolastici che, continua il comunicato, "contrariamente a tutti coloro che lavorano anche per soli 3 mesi all'anno, non hanno diritto ad alcun ammortizzatore sociale nei mesi da giugno a settembre quando non per colpa loro sono prive della possibilità di lavorare". 

Presente in piazza anche la FlaicaUniti-Cub, la Federazione lavoratori agro-industria commercio della Confederazione unitaria di Base, che in un comunicato ha spiegato: "Il Ccnl Turismo, che copre circa 1,5 milioni di lavoratori, è scaduto ormai dal 2013. Le associazioni datoriali del turismo, tra cui Angem, Fipe-Confcommercio, Legacoop, Confapi e Federturismo, intendono stipulare un nuovo contratto che consenta ai datori di lavoro di contenere pesantemente il costo del lavoro e di eliminare tutta una serie di tutele in occasione di cambio di appalto, così come previsto dalla nuova riforma del lavoro Jobs Act che gli permette di non mantenere le stesse condizioni economiche e normative preesistenti, introducendo il ricatto dei licenziamenti facili". Tra le richieste della FlaicaUniti-Cub vi è il riconoscimento della tutela dell'articolo 18 per tutti i lavoratori in caso di cambio d'appalto, l'aumento salariale di 250 euro e ammortizzatori sociali per i mesi di sospensione dell'attività lavorativa.

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