Giovedì 25 Aprile 2024

Salvini: l’autonomia non è il male, anche il Sud ci ha capito

Il segretario nazionale della Lega prepara lo sbarco di Massimilano Mingoia

Matteo Salvini segretario della Lega (Ansa)

Matteo Salvini segretario della Lega (Ansa)

Milano, 8 dicembre 2014 - Autodeterminazione dei popoli. Un principio sempre più al centro della geopololitica mondiale e delle cronache degli ultimi mesi. A marzo c’è stato il refedendum in Crimea sull’indipendenza dall’Ucraina e sull’adesione alla Federazione Russa di Vladimir Putin: hanno vinto i «sì» con il 97 per cento, un plebiscito che però non è stato accettato dalla comunità internazionale. A settembre c’è stato il referendum sull’indipendenza della Scozia dall’Inghilterra. In questo caso sono stati i «no» a prevalere, ma di stretta misura: il 55 per cento degli scozzesi ha scelto di rimanere insieme all’Inghilterra e di rinsaldare l’unità della Gran Bretagna. Lo scorso novembre, infine, c’è stato anche il referendum in Catalogna. L’80 per cento cittadini che sono andati alle urne ha votato per l’indipendenza dal governo spagnolo. Ma ci sono anche casi come quello del Nagorno Karabakh, che si è autoproclamato indipendente nel 1992 ma non è ancora riconosciuto dalla comunità internazionale. Abbiamo chiesto al presidente Bako Sahakyan la situazione del Nagorno Karabakh e le prospettive politiche dello Stato stretto tra l’Azerbaigian e l’Armenia. E l’Italia? Anche da noi si parla di autoderminazione dei popoli. Il leader della Lega Nord Matteo Salvini, nonostante la svolta nazionale del suo movimento (la Lega del Sud è pronta a essere lanciata), spinge per il referendum indipendentista in Veneto e per la consultazione per far diventare la Lombardia una Regione a statuto speciale. Sempre in nome dell’autodeterminazione dei popoli. 

«Sono e resterò sempre a favore dell’autodeterminazione dei popoli. Dalla Scozia alla Catalogna fino alla Crimea e al Nagorno Karabakn. Non cambio idea». Matteo Salvini, leader della Lega Nord ed europarlamentare, prepara la svolta nazionale (pronta la Lega del Sud che affiancherà il Carroccio), ma non rinnega gli ideali indipendentisti.

Salvini, partiamo dal Nagorno Karabakn: si è proclamato indipendente nel 1992 ma non è riconosciuto come tale.

«Questo è l’ennesimo fallimento delle istituzioni internazionali. Ci hanno fatto riconoscere il Kosovo, che per storia è tutto da discutere, mentre non riconoscono né il Nagorno Karabakn né la Crimea, che una storia e una tradizione ce l’hanno. Sono favorevole al loro immediato riconoscimento».

In Crimea c’è stato il referendum l’11 marzo: 97% i favorevoli all’indipendenza dall’Ucraina.

«Ma la Crimea non è riconosciuta dalla comunità internazionale. Io ci sono stato, è una Repubblica fantasma. Leggendo i giornali italiani pensavo di trovare i carri armati. Invece la vita si svolge in maniera normalissima. La Crimea, però, non è riconosciuta semplicemente perché ha scelto di avvicinarsi alla Russia».

Ma è legittimo un referendum in quel clima di guerra?

«C’erano degli osservatori internazionali e i “sì“ hanno ottenuto il 97% dei voti».

L’Unione europea è spaventata dalla politica espansionista di Putin.

«L’Unione europea sta suicidando l’Europa. Io sono spaventato dalla Ue, non da Putin».

È l’Ucraina, però, il primo Stato a non riconoscere la Crimea indipendente.

«Non a caso l’Ucraina è stata ricompensata con 500 milioni di euro dalla Ue, che “compra’’ il consenso degli Stati».

In Scozia, intanto, il referendum sull’indipendenza di settembre non è andato come sperava la Lega. Come se lo spiega?

«Hanno fatto terrorismo, hanno investito milioni di euro per la battaglia per il “no’’. In ogni caso la Scozia ha vinto».

Il 55% degli elettori ha votato contro l’indipendenza...

«Sì, ma l’Inghilterra, per spuntarla, è stata costretta a promettere più soldi e più poteri alla Scozia. Una lezione che può servire anche al Veneto, che attualmente manda allo Stato centrale 20 miliardi di euro che non tornano indietro. Con un referendum sull’indipendenza o sulla trasformazione in Regione a statuto speciale otterrebbe sicuramente di più da Roma. Ma questo può valere anche per il Salento. Anche lì c’è un movimento autonomista».

Stesso discorso per il referendum sulla Lombardia a statuto speciale voluto da Maroni?

«Assolutamente sì».

Il referendum lombardo costerebbe 30 milioni di euro. Troppi in tempi di crisi?

«Maroni sta studiando un referendum a costo pubblico zero, con un contributo dei privati. In ogni caso 30 milioni di euro sono poca cosa in confronto ai 50 miliardi che ogni anno la Lombardia versa a Roma e che non tornano indietro».

Come si concilia questo autonomismo con la linea nazionale che sta portando avanti la Lega ultimamente?

«Semplice: c’è voglia di autonomia anche al Sud. Rispetto a 15 anni fa, quando parlare di federalismo al Sud era impossibile, adesso è un concetto accettato».

La Sicilia è già una Regione a statuto speciale.

«Il mio modello di autonomia, però, non è la Sicilia. Non mi ispiro a modelli clientelari. Preferisco citare la Catalogna, dove l’80 per cento dei cittadini ha votato a favore dell’indipendenza. L’importante è che il percorso per l’autodeterminazione dei popoli sia democratico».

A quando il lancio della Lega del Sud?

«Entro una decina di giorni. Non voglio mischiare le persone perbene con qualche furbetto che vuore aderire per interesse personale. Ho un mucchio di richieste di adesione sulla scrivania da parte di cittadini e associazioni. Serve qualche giorno per un’analisi nome per nome. Non voglio ricliclare nessun trombato».

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