Meglio riflettere sul “boicottaggio” in salsa ticinese

Mi pare che gli svizzeri abbiano superato il limite con la proposta di boicottare i prodotti italiani.  Sappiamo tutti che senza il lavoro - e i salari - dei frontalieri l’economia del Canton Ticino non starebbe in piedi. Patau, da ilgiorno.it –––––––––––––– Ancora una sciocchezza. Sono svizzero per un quarto - nonna materna - ma non condivido nulla di quello che dice la Lega Ticinese e soprattutto non credo rappresenti il vero sentire della gente svizzera. Pino, da ilgiorno.it

Nel guazzabuglio in cui si dimena l’Europa, unita solo da una moneta, ma ai ferri corti su ogni questione mettiamoci pure la questione svizzera. Poca cosa di per sé, ristretta a una parte di un cantone grande un decimo della Lombardia e la metà della provincia di Brescia, giusto per dare un’idea. Ma significativa di un’aria che porta all’orizzonte nubi minacciose: in tempi difficili, il primo istinto è quello di chiudersi nei propri confini, nelle proprie case per timore di non riuscire a far fronte ai cambiamenti. I “foresti” - e qui non si parla di profughi o migranti - sono utili fin tanto che si occupano delle cose minori e si accontentano - in silenzio - di quello che ricevono. Mentre due Stati stanno rivedendo gli accordi bilaterali per definire rapporti di interesse e sviluppo, esce questa presa di posizione che un risultato almeno ha ottenuto: creare scompiglio. Certo non rappresenta il comune sentire degli svizzeri, ma un po’ di fastidio l’ha dato. Lo stesso che hanno magari provato molti italiani a fronte di alcune uscite di politici nostrani. C’è comunque da riflettere.

ivano.costa@ilgiorno.net

 

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