Salone del Libro, gli editori: "Torino? Faccia quello che vuole"

Federico Motta, presidente edll'Aie: "I matrimoni finiscono. Noi iniziamo un percorso nuovo". La casa editrice torinese Lindau guida la rivolta

Un'immagine del Salone del Libro di Torino

Un'immagine del Salone del Libro di Torino

Milano, 27 luglio 2016 - "Noi iniziamo un percorso nuovo. L’amministrazione e la fondazione di Torino decida di fare quello che vuole". Così Federico Motta, presidente dell'Aie (Associazione Italiana Editori), ha annunciato la scelta di Milano come sede, dal 2017, di un nuovo Salone del Libro. Una decisione clamorosa, arrivata contro il parere dello stesso ministro dei Beni Culturali, che sancisce il divorzio tra gli editori e Torino dopo trent'anni di collaborazione.

IL DIVORZIO - "I matrimoni finiscono anche dopo 40 anni - ha osservato Motta - noi abbiamo ritenuto di dover fare ragionamenti diversi. I conti e le vicende guidiziarie sono cose diverse. C'è il dispiacere per quello che è successo a persone che conosco bene. Ora posso solo dire che quello è un modello che non condividiamo". 

ANCHE A ROMA - "Il progetto - ha ribadito il presidente Motta - non può essere solo una fiera a Milano ma è un rafforzamento di quella di Roma e una nuova manifestazione nel Sud, oltre a eventi culturali diffusi: noi dobbiamo sviluppare il libro non molto promosso in tutti questi anni". E qui un sassolino Motta se lo è tolto: "A differenza di altre industrie della cultura - ha sottolineato - noi non riceviamo un euro di contributo dallo Stato. Vorremmo, per esempio, poter collaborare col Centro per il libro (il dipartimento per la promozione del libro del Ministero dei Beni Culturali) che potrebbe essere un fantastico strumento di promozione".

TORINO S'È SVEGLIATA TARDI - Per Stefano Mauri, presidente e ad del Gruppo editoriale Mauri Spagnol (Salani, Guanda, Garzanti, Longanesi) "ha vinto la voglia di fare qualcosa di nuovo che die ad Aie la governance che le spetta di una fiera di settore come accade in Europa". "Torino - ha ricordato Mauri, che non fa parte del consiglio generale e quindi non ha votato - ha cominciato a rincorrere Aie con proposte più condivise solo quando ha appreso che aveva delle alternative concrete» e questo «alternando affermazioni tese a screditare Aie" a "offerte più generose ma sempre nella logica precedente".

LE REAZIONI A TORINO - La decisione dell'Aie ha naturalmente scatenato reazioni negative a Torino. Capofila della rivolta, la casa editrice torinese Lindau. "La posizione del Consiglio (dell'Aie, ndr) - ha detto il direttore Ezio Quarantelli - non è espressione degli associati, che non sono mai stati consultati. Per questo motivo, Lindau si riserva di valutare l'opportunità di rinnovare l'adesione all'Associazione e invita i tanti editori che condividono il dissenso a costituire un Coordinamento a sostegno del  Salone Internazionale del Libro di Torino".  

CHIAMPARINO - "La parola 'scippo' non mi appartiene, ci serve un progetto forte che possa aprire un nuovo ciclo trentennale del Salone con Torino come capofila e punto di riferimento". Così il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino sul trasloco deciso dall'Aie. "Alla luce della decisione presa dal Consiglio Generale dell'Aie, sentiamo la necessità di lanciare un nostro progetto altamente innovativo, un progetto nazionale".

 

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