"Wake Up, guagliò", Rocco Hunt fa tappa a Milano

L'intervista al giovane rapper salernitano che sabato in concerto ai Magazzini Generali di FRANCESCA NERA

Rocco Hunt (Ansa)

Rocco Hunt (Ansa)

Milano, 30 aprile 2016 - Cordiale e discreto. Eppure l’ottimismo di Rocco Hunt è contagioso. Ad accompagnare l’ilarità delle sue rime sono i frequenti appelli di denuncia sociale, sempre sottesi da una morale sincera, priva di ogni forzatura. Con la sua faccia pulita e i suoi 21 anni, l’artista salernitano è riuscito nell’impresa di proporre un rap melodico credibile, a cominciare dalla sua vittoria a Sanremo Giovani nel 2014, per arrivare all’ultimo progetto: l’album “Signor Hunt - Wake up Edition”. Ventiquattro tracce fra inediti, prestigiose collaborazioni (da Mario Biondi a Neffa, J Ax e Gue Pequeno, Chiara Galliazzo e Annalisa) e i due singoli certificati oro “Vene e vvà” e l’ultima hit sanremese “Wake Up”. Tutta l’energia e l’entusiasmo di Rocco Hunt faranno tappa stasera (sabato 30, alle 21) sul palco dei Magazzini Generali di Milano.

Cosa ci aspetta stasera? «Sarà un concerto grandioso, il mio primo vero e proprio concerto a Milano. E non vedo l’ora! Voglio dare il massimo e non mancheranno ospiti a sorpresa».

Nonostante le rime serrate in dialetto napoletano pensa che, anche a Milano, il pubblico canterà sotto al palco? «Ne sono sicuro. Anche al Nord i fan sono calorosissimi e Milano oggi è un autentico melting pot, tanto che il “milanese doc” è ormai quasi una leggenda».

Sonorità funk e 120 battiti al minuto. “Wake Up” è stata una canzone piuttosto nuova per un palco come l’Ariston… «Volevamo fare la differenza con un ritmo movimentato. A Sanremo, la quantità di canzoni lente è altissima e quest’anno erano tutte molto emozionali. Con “Wake Up” volevamo dare a tutti una bella ‘“vegliata”».

Si riconosce nella definizione di rapper “della porta accanto” o le va un po’ stretta? «Io mi sento proprio così. Sono una persona semplice. È vero, vengo dal rap, ma col tempo la mia essenza si è gradualmente purificata. Una sorta di compromesso che mi ha portato a diventare un personaggio positivo e propositivo».

Seppur così giovane sente di avere una responsabilità verso chi ascolta? «Certamente. Con le mie canzoni, a 21 anni, mi rivolgo a moltissime persone. Per questo sto molto attento al linguaggio e ai messaggi che trasmetto. Cerco di ponderare ogni singola parola in modo da lasciare degli input positivi».

Nel disco “Signor Hunt” ci sono anche le voci di Chiara Galiazzo, Annalisa e Mario Biondi. Ha deciso di andare oltre al rap? «L’intero album è molto melodico e cantato. Volevo rendere partecipi alcuni artisti che stimo. Lavorare con loro è stato per me un grande onore».

Lei che musica ascolta? «Rap americano. Lo ascolto da sempre. Ma sono un grandissimo fan di Pino Daniele. Ho avuto persino la fortuna di cantare con lui in occasione del suo ultimo concerto a Napoli. Per me è un vero maestro. Nelle sue canzoni parla esattamente di come io vivo».

Avrebbe mai immaginato di arrivare al successo? «Non lo avrei mai immaginato. Diciamo che giorno per giorno mi sto togliendo qualche soddisfazione. Ma ora arriva la parte più difficile: riuscire a mantenere le aspettative dei miei fan».

Se non avesse fatto l’artista cosa avrebbe fatto nella vita? «Sicuramente sarei stato uno dei tanti a fare un lavoro molto umile. Diciamo che oltre alla musica non avevo molte ambizioni. Questo però mi ha permesso di perseverare nel voler fare rap a tutti i costi».

francesca.nera@ilgiorno.net

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