Sanità, Fabio Rizzi si dimette da consigliere regionale e va verso il patteggiamento

Lettera alla Regione dell'ex presidente della Commissione Sanità della Regione: "Mollo la politica". Perderà lo stipendio

L'ex presidente della Commissione Sanità della Regione Fabio Rizzi

L'ex presidente della Commissione Sanità della Regione Fabio Rizzi

Milano, 25 maggio 2016 - "Non posso permettermi di interrompere una vita già sufficientemente disintegrata nell’attesa di un giudizio - scrive Fabio Rizzi dal carcere -. Ho deciso di chiudere la vicenda e ripartire". Una cartella in stampato maiuscolo dalla casa circondariale di Monza, trasmessa lunedì a Raffaele Cattaneo, presidente del Consiglio regionale. Così l’ex presidente della Commissione sanità, arrestato il 16 febbraio per tangenti nell’operazione Smile che ha travolto la "zarina delle dentiere" e il suo impero di service dentali negli ospedali lombardi, ha presentato le sue dimissioni dal Pirellone. Molla tutto, anche la poltrona di consigliere regionale dalla quale era stato sospeso solo il 19 aprile, anche lo stipendio, di conseguenza ridotto a 600 euro da più di 12 mila. Rizzi, ex fedelissimo del governatore Roberto Maroni che gli ha scritto (a quattro mani con l’alfaniano Angelo Capelli, del tutto estraneo all’inchiesta e ai presunti affari paralleli di cui è accusato l’ex leghista) la riforma della sanità, approvata lo scorso agosto, separa per sempre la sua strada anche da quella dall’altro arrestato eccellente dell’"eccellenza" sanitaria lombarda post-formigoniana.

E cioè l’ex assessore e vicepresidente della Regione Mario Mantovani, di Forza Italia, ammanettato a ottobre in tutt’altra inchiesta per corruzione, concussione e turbativa, reintegrato consigliere (tra l’altro durante lo stesso consiglio che prendeva atto della sospensione di Rizzi, decisa come sempre dal Consiglio dei ministri) dopo esser stato rimesso in libertà dai domiciliari per un cavillo. E tornato in aula tra le polemiche, alla seconda seduta utile, a respingere le accuse dalle quali si difenderà al processo con rito immediato che comincia l’8 giugno. "Rinuncia alla difesa", invece, Rizzi, le cui dimissioni, comunicate come da prassi all’ufficio di presidenza, andranno in aula il 7 giugno, prossimo consiglio regionale convocato dopo le elezioni amministrative. In teoria l’assemblea potrebbe respingerle, e lui ripresentarle entro dieci giorni, rendendole definitive. Ma può anche darsi che la maggioranza, a cominciare dalla Lega che lo sospese dal partito il giorno stesso del suo arresto, prenda per buona la prima data la graniticità delle motivazioni espresse dall’aspirante ex consigliere. La "sofferta decisione", scrive, nasce "nell’imminenza della conclusione della vicenda giudiziaria", "che verosimilmente esiterà con un patteggiamento".

"Si tratta di una precisa scelta di rinunciare alla difesa - chiarisce - per chiudere rapidamente la questione" e "ripartire". Vuole, Rizzi, "riproiettarmi verso una terza fase della vita, ovviamente lontano dalla politica, che del resto già da tempo stavo intraprendendo". Quindi "per fugare ogni dubbio" si dimette "anticipatamente ad ogni sentenza, nell’assoluta presa d’atto che dibattimento e processo, con relativa condanna, sono già stati consumati mediaticamente ben prima che in tribunale, vanificando di fatto ogni tentativo di difesa ed eventuale riabilitazione, nella migliore delle ipotesi dilazionata di anni e successivamente riportata con un anonimo e invisibile trafiletto". È colpa dei media, insomma. "Auguro a lei e agli altri ex colleghi - conclude l’ex leghista - la prosecuzione di un proficuo lavoro a favore dei cittadini".

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