Mercoledì 24 Aprile 2024

Cir, la coop regina delle mense scolastiche servirà un quarto dei pasti di Expo

Gli affari della cooperativa di Reggio Emila dall’Italia agli Usa. Era suo anche Pastarito di Luca Zorloni

 Chiara Nasi e Giuseppe Sala

Chiara Nasi e Giuseppe Sala

Milano, 19 dicembre 2014 - Ogni giorno riempie i piatti delle mense di scuole, aziende, ospedali e caserme militari. E self service, pizzerie, snack bar, catering. Un impero della cucina che dalla natia Reggio Emilia, per mezzo di un reticolo di società controllate, si allarga a quindici regioni d’Italia e oltre i confini nazionali, in Belgio, Bulgaria e Stati Uniti. Valore a bilancio 2013: mezzo miliardo di euro. Questa è la Cooperativa italiana di ristorazione, alias Cir food, la società con cui Expo spa ha chiuso la trattativa diretta per la gestione dei ristoranti nelle aree di servizio del sito, dopo due gare andate deserte.

«Parliamo di un colosso», commenta Stefano Franzoni, delegato Expo per Uil Milano. Gli stessi «analisti del mercato», scrive Chiara Nasi, presidente di Cir, nella relazione al bilancio 2013, collocano la coop emiliana «ai vertici della ristorazione collettiva insieme a grandi imprese multinazionali», leggi Elior, Sodexo, Compass, Dussman, Mc Donald’s e Autogrill, «e all’altra grande cooperativa Camst di Bologna», che servì i pasti al Family day con papa Ratzinger a Bresso, nel Milanese, nell’estate 2012.

Cir food, nata nel 1992 dall’aggregazione di coop attive dagli anni Settanta, conta sei controllate in Italia (tra cui Desio food spa, che gestisce le mense del Comune brianzolo, e Arco, operativa nel sud Milano) e tre all’estero, dopo la cessione della società Vita food in Vietnam per scarsi profitti. Fino al 2012 faceva parte della galassia Cir anche Pastarito srl, ma quando il fondatore della società, che gestiva l’omonima catena di ristoranti in franchising, è rimasto coinvolto in un’inchiesta su presunti fallimenti pilotati, la Guardia di finanza ha sequestrato il 100% delle quote in pancia alla coop. «Non abbiamo più alcuna ingerenza», taglia corto la Nasi.

Tuttavia a Reggio Emilia non sono rimasti fermi. Quest’anno hanno incorporato la Cooperativa 8 Marzo di Livorno e la società Alisea, che serve pasti negli ospedali toscani. Le acquisizioni fanno parte del piano strategico aziendale 2012-2015, che ha l’obiettivo è di raggiungere «alla fine del 2015 un fatturato di 600 milioni di euro», scrive Nasi nella relazione sul bilancio.

Ora nei programmi rientra anche l’Esposizione universale di Milano. Come si articola il contratto? Si tratta di una concessione che riguarda la sette aree di servizio del sito, le cosiddette stecche. L’accordo prevede una compartecipazione iniziale di Expo spa a fondo perduto, pari a 7 milioni e 520mila euro, per l’allestimento delle cucine di 17 ristoranti e un bar. Da qui uscirà circa un quarto dei 26 milioni di pasti che saranno serviti nei sei mesi di Expo. Cir food stima uno scontrino medio di 8 euro, di conseguenza dovrebbe incassare 52 milioni di euro, su cui pagherà le royalties a via Rovello, dal 14% al 21%.

Expo spa conta di rientrare dell’investimento iniziale, la cooperativa di assicurarsi ricavi «dell’1,5%-2%, che è la nostra media», spiega il direttore commerciale, Giuliano Gallini. Quindi un milione di euro circa. Quasi il doppio dei 400mila euro di ricavi che il manager calcola su un fatturato previsto «tra i 10 e i 30 milioni di euro». Cir, che impiegherà 430 persone sul sito (di cui 300 nuovi assunti), gestirà anche i punti ristoro di Cascina Triulza, il padiglione del volontariato. Nelle prossime settimane Expo assegnerà anche i chioschi nelle piazzette e gli spazi per lo street food. Peck si è aggiudicato il ristorante di lusso del Padiglione Italia e Eataly di Oscar Farinetti avrà venti locande nel suo padiglione, una per ogni regione. Parte ora la staffetta per le cucine dei padiglioni stranieri. E Cir non esclude di farsi trovare ai blocchi di partenza.

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