Meno letti, più risonanze e Tac Così cambiano gli ospedali lombardi

Nel 2014 superati i 7 milioni di visite. Boom di ricette elettroniche di Giulia Bonezzi

In crescita Tac e risonanze

In crescita Tac e risonanze

Milano, 27 febbraio 2015 - In Lombardia, nel 2014, le visite specialistiche hanno sfondato il muro dei sette milioni, in aumento del 2,4% dall’anno prima. I lombardi hanno fatto anche più risonanze magnetiche (6%) e più Tac (4,6%) del 2013. Questi numeri, che riguardano non a caso alcune «aree critiche» in cui s’allungano le liste d’attesa, sono il rovescio dei posti letto perduti negli ospedali lombardi: da 37.663 ordinari e 4.304 in day hospital che erano nel 2006 a 35.124 e 2.446, passando da 4,43 letti ogni mille abitanti a 3,84 (nel frattempo, la popolazione è cresciuta del 3,3%).

Ma il numero dei letti, spiega Luca Merlino, direttore vicario della Salute in Regione, non è più un gran criterio per valutare la sanità: «Lavoriamo per un uso più appropriato dell’ospedale». I ricoveri «a rischio inappropriatezza» si sono ridotti del 35% dal 2013, e se le chirurgie hanno perso in otto anni più di 1400 posti ordinari e ne hanno guadagnati 23 in day hospital, il calo nell’area medica è più sensibile, in proporzione, sul day (da 1.984 posti a 681). «Per rispondere all’invecchiamento della popolazione», traduce Merlino, e così spiega il fatto che in riabilitazione i letti ordinari siano cresciuti (da 6.719 a 7.282).

Lo stesso fenomeno (da 1.017 a 1.126) nelle terapie intensive è da collegare invece alla «vocazione dell’ospedale a trattare la fase acuta». Ieri a Palazzo Lombardia la squadra del dg Salute Walter Bergamaschi ha illustrato ai direttori generali di aziende ospedaliere e Asl lombarde i risultati raggiunti con le regole impartite dalla Regione nel 2014. Alcune hanno innescato un boom, come la ricetta (rossa) elettronica, schizzata da quota 17 mila a novembre dell’anno scorso alle 157 mila «smaterializzate» dalla carta nei primi 15 giorni di febbraio.

Altre, sottolinea l’assessore alla Salute Mario Mantovani, «stanno già anticipando» la riforma del sistema sanitario lombardo, in cantiere al Pirellone dove la maggioranza sta ancora cercando una difficile quadra. Ad esempio i Pot e i CReG, in cui si sperimentano modelli di presa in carico dei pazienti cronici: il nodo maiuscolo per la sostenibilità futura del sistema universalistico, visto che già rappresentano il 30% dei lombardi e assorbono l’80% di un budget da 17,5 miliardi nel 2014. Nelle pieghe del quale, quest’anno, «secondo il ministro Beatrice Lorenzin dovremmo trovare i finanziamenti per i nuovi Lea (le prestazioni che ogni sanità regionale è obbligata a garantire, ndr)», non risparmia una stoccata l’assessore Mantovani, ricordando come la Lombardia s’aspettasse, nel 2015, «350 milioni di euro in più» grazie al calcolo dei costi standard. «Ma l’impegno è stato revocato e stravolto con la Finanziaria di dicembre».giulia.bonezzi@ilgiorno.net

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