Ray Gelato coi suoi Giants. Ed è subito “New Swing”

Da oggi al Blue Note. Con il ritmo nel sangue di MARCO MANGIAROTTI

Ray Gelato,  in primo piano, per quattro sere al Blue Note con i suoi Giants É considerato il padre del  New Swing

Ray Gelato, in primo piano, per quattro sere al Blue Note con i suoi Giants É considerato il padre del New Swing

Milano, 10 febbraio 2016 - Jive, Buscaglione e Carosone. Il clamoroso successo New Swing di Ray Gelato attraversa i grandi hit internazionali della canzone italiana del dopoguerra e l’immaginario degli italo americani come ci è stato consegnato dai film. Anche se lui è un gagliardo sassofonista inglese che in 25 anni di carriera si è fatto conoscere in tutto il mondo. Il Blue Note lo propone per tre serate di inevitabile trionfo, da stasera a domenica, per un San Valentino danzante d’altri tempi. Irresistibile, dal talento prepotente, Ray inventa un genere costruito sui dischi in vinile di mamma e papà, l’italiano melodico, ritmico e jazz (rockn’roll).

Musica migrante, contagiosa e moderna, figlia di Dean Martin, Frank Sinatra, Sammy Davis jr., Luis Prima, Bill Haley e Little Richards, ma anche di Fred Buscaglione, Renato Carosone, Mimmo Modugno, Van Wood. E Rocco Granata, il figlio di minatori che si emancipò con “Marina” e riconquistò il Belgio e l’Europa, prima di Adamo, per la gente del Sud. Un inglese per caso, il padre è un “airman” del New Jersey di stanza a Londra, che canta in quasi italiano un genere che anche “ammerricano”. Ha studiato dal 1979 per suonare il sax con The Dynamite Band e The Chevalier Brothers, repertorio swing rigorosamente anni Cinquanta e Sessanta. E inizia a sfornare album come babà.

Nel 1988 Ray si mette in proprio e sceglie il format della piccola orchestra, più economica e agile ma non meno potente (come Renato e Fred): Ray Gelato and the Giants of Jive. Il gruppo si fa conoscere in Europa e in America, arriva alla Carnegie Hall, viene invitato al festival jazz di Nizza e al Lugano Jazz festival. Cambia in mondo definitivo la ragione sociale nel 1994, The Ray Gelato Giants, incide “Tu vuo’ fa l’americano”, propone ogni sera “Carina”, “Volare”, “That’s Amore”, “Caldonia” “Marina”, “Mambo italiano”, “Pizza You” “Just a Gigolo”, “ e mille altre. Da un punto di vista musicale il sound ricorda le orchestre di Louis Prima e Louis Jordan, berciante sassofonista da territory band. Certo, aveva prima ascoltato i maestri del sax tenore, da Coleman Hawkins a Lester Young, Ben Webster e il più istrionico Illinois Jacquet. Non dovete quindi meravigliarvi se apre nel 2001 il concerto di Robbie Williams alla Royal Albert Hall, se suona a Umbria Jazz ed è una delle resident star allo storico Ronnie Scotts Club di Londra. Vale un giro al Blue Note e dovrete ballare sulla sedia.

di MARCO MANGIAROTTI

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