Rapine in sale gioco, i dipendenti sono complici e si fingono ostaggi: 7 arresti - VIDEO

Utilizzando finte pistole e un teaser elettrico facevano un colpo al mese che fruttava dai 7mila ai 15mila euro. Al momento alla banda ne vengono contestati undici, per un totale di 60mila euro. Unica vittima? Il titolare

Un frame video di una rapina

Un frame video di una rapina

Milano, 25 maggio 2016 - Nel mirino i centri scommesse di Milano con la complicità dei dipendenti che si prestavano figurando come ostaggi. Utilizzando due finte pistole e un taser elettrico facevano un colpo al mese che fruttava dai 7 ai 15mila euro, per un bottino totale di 60mila euro. La banda era formata da sette persone, cinque italiani, un rumeno e un brasiliano: tra i 23 e i 57 anni. Tutti sono stati arrestati dalla squadra mobile di Milano a seguito di un'indagine, affidata al pubblico ministero Lucia Minutella, iniziata a dicembre 2015. Di loro solo il rumeno A. B. di 47 anni ha precedenti: è il marito e genero delle uniche due donne fermate, P. M. di 32 anni e A. C. di 57, rispettivamente figlia e madre, entrambe dipendenti di due sale gioco. L'uomo era la mente organizzativa del gruppo criminale: non scendeva mai in campo perché con i suoi 100 chili di peso temeva che la fisicità lo avrebbe reso riconoscibile, tradendolo. Sarebbe stata la moglie, con la complicità della mamma, a chiedergli di metterle in contatto con qualcuno in grado di inscenare materialmente le rapine.

Almeno 11 i colpi andati in porto in poco più di un anno, da novembre 2014 a dicembre 2015, ai danni di due sedi della catena Sisal Match Point, una in Galleria Buenos Aires 4 e l'altra in via Ariberto 3, di un noto locale della movida meneghina di Corso Como e di un negozio di pezzi di ricambio per moto. Nella sala gioco di Buenos Aires lavora come cassiera P. M., e la madre A. C. era assunta con lo stesso ruolo in quella di via Ariberto: le due si prestavano a inscenare le rapine. Sapevano perfettamente l'orario in cui il complice sarebbe entrato nella sala gioco armato di pistola: fingevano di essere terrorizzate, alzavano le mani in aria e con il titolare presente, vera vittima, consegnava l'incasso del fine settimana al malvivente. In un'occasione il sistema di videosorveglianza ha ripreso il rapinatore entrare aprendo lui stesso la porta di ingresso con le chiavi consegnate dalle donne. 

Nessuno degli arrestati era disoccupato, rapinavano per arrotondare, spartendosi il ricavato. Due degli uomini arrestati hanno un'officina meccanica a Settimo Milanese, nell'hinterland. In comune avevano la passione per le moto anche se, a tradirli, è stato proprio il motore in panne di uno scooter con cui gli uomini armati si recavano nei posti scelti per le rapine. Il sospetto degli investigatori, da cui è partita l'indagine non più rivolta a una singola rapina ma alla serialità delle 11 contestate alla banda, è nato infatti a luglio dal furgone verde con cui i rapinatori avevano sostituito il mezzo a due ruote: ripreso dalle telecamere comunali fare avanti e indietro dalle vie dei centri scommesse, non è passato inosservato alla polizia.

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