Ragazzo sfregiato con l'acido, la giovane bocconiana incontra i genitori in carcere: "Datemi i libri per studiare"

Due genitori nella sala colloqui di San Vittore. Due genitori nella sala d’aspetto di Niguarda. Tunnel diversi, incubi incrociati, nell’ultimo giorno di un anno che al suo finire sarebbe da cancellare. Mentre i primi il 31 dicembre incontrano per la prima volta la figlia, Martina Levato, accusata (e reo confessa) di aver buttato addosso acido muriatico su un ex compagno di liceo, Pietro Barbini di Marinella Rossi e Marianna Vazzana

Arrestati i due responsabili dell'aggressione con l'acido a Milano (Newpress)

Arrestati i due responsabili dell'aggressione con l'acido a Milano (Newpress)

Milano, 2 gennaio 2015 - Due genitori nella sala colloqui di San Vittore. Due genitori nella sala d’aspetto di Niguarda. Tunnel diversi, incubi incrociati, nell’ultimo giorno di un anno che al suo finire sarebbe da cancellare. Mentre i primi il 31 dicembre incontrano per la prima volta la figlia, Martina Levato, accusata (e reo confessa) di aver buttato addosso acido muriatico su un ex compagno di liceo, Pietro Barbini, con cui era rimasta in contatto solo virtualmente (il ragazzo studia a Boston) e su un movente a dir poco irrisorio («Mi infastidiva sul web»), i secondi vivono l’inferno dell’attesa di ciò che sarà degli occhi e della faccia di Pietro. Pietro, l’incredibile vittima, i suoi 23 anni finiti in un triangolo morboso via sms e social, inconsapevolmente incastrato nelle dinamiche sado-maso di Martina e del suo signore e padrone, il 30enne sedicente broker e gestore di un patrimonio immobiliare di famiglia, Alexander Boettcher.

Pietro è stato operato all’occhio destro e, sebbene i medici si dicano «cautamente ottimisti» sulle condizioni del ragazzo che la sera del 28 dicembre viene lavato da una secchiata di acido buttatagli addosso da Martina e inseguito dal martello di Boettcher, la verità è che ogni prognosi al momento è incompleta. «L’azione corrosiva dell’acido – riferisce l’avvocato dei Barbini, Paolo Tosoni – non si esaurisce sul momento ma prosegue alcuni giorni dopo e purtroppo non si può fermare. Bisognerà aspettare che la pelle si assesti per valutare i danni al viso e decidere come procedere». Almeno un paio di settimane per capire il recupero delle funzionalità dell’occhio che ha riportato «un’ustione profonda con coinvolgimento molto grave della funzione oculare». Pietro ha subìto un primo intervento chirurgico oculistico, un secondo plastico-ricostruttivo, e oggi lo aspetta un’altra operazione, più lieve, di tipo plastico. Ma saranno probabilmente necessari altri interventi: la prognosi, che resta di 60 giorni, potrebbe essere prolungata da un certificato supplementare. 

Da questo dipenderà anche la modifica del titolo di reato a carico della coppia Levato-Boettcher, che da lesioni volontarie passerebbe a lesioni gravissime se non a tentato omicidio (la famiglia si costituirà parte civile): portando la competenza del caso dall’aula di un giudice monocratico, al tribunale. E l’8 gennaio, giorno in cui è fissata la direttissima per la coppia, la nuova certificazione (e la riqualificazione del reato) potrebbe non essere matura, tanto da far rinviare l’udienza. Pietro, sedato al Centro grandi ustionati del Niguarda, cosciente, sotto l’effetto di antidolorifici, familiari e amici attorno per tutta la notte tra il 31 dicembre e il primo gennaio. E Martina, che dopo aver rifiutato gli allibiti genitori (accorsi il 29 dicembre alla convalida dell’arresto per direttissima) alla fine li incontra lungamente a San Vittore. I due, insegnanti di matematica, non apprezzavano il rapporto con quell’uomo (sposato da 7 anni) e da cui Martina spesso si fermava per il week end, ma non immaginavano il gorgo «morboso e delirante» (come lo definisce la polizia) tra i due, e hanno scoperto solo nell’aula di tribunale che la ragazza è incinta di Boettcher. Lei, che si assume ogni responsabilità anche e a dispetto dell’evidenza, chiede libri per rimettersi a studiare. I suoi avvocati, Paola Bonelli e Marziano Pontin, dovranno valutare opportunità e tempi per una consulenza psichiatrica. L’aggressione di Pietro, avvenuta in via Giulio Carcano con lo stratagemma della consegna di un pacco dalla Francia, paralizza ogni immaginazione sul movente, se non il fatto che il ragazzo possa aver pagato amaramente l’aver suggerito alla vecchia compagna di classe di liberarsi di quell’amante che marchiava le donne con le iniziali del nome.