Emergenza profughi, 120 dormono all'addiaccio in Stazione Centrale. Regione: ok al presidio sanitario

Il Comune di Milano: "Negli ultimi 20 mesi sono state 64mila le persone assistite". La Regione dà l'ok a un presidio sanitario ma secondo il Gruppo FS la Stazione è il luogo meno adatto

Profughi in attesa nei giardini davanti alla Stazione Centrale di Milano

Profughi in attesa nei giardini davanti alla Stazione Centrale di Milano

Milano, 10 giugno 2015 - "Almeno 120 profughi hanno dormito qui alla Stazione Centrale, ma da Roma non stiamo ricevendo quasi nessun aiuto", lo ha detto Pierfrancesco Majorino osservando la situazione nel principale scalo ferroviario milanese il giorno dopo l'ultima ondata di profughi. Nella giornata di martedì sono arrivati circa in 200, gestiti dal ministero dell'Interno e accolti dalla Croce Rossa di Bresso, ma altri 260 sono arrivati da soli, senza appoggiarsi alle strutture ufficiali, e hanno trascorso la nottata alla stazione, accuditi da gruppi di volontari.

"I numeri mostrano che negli ultimi 20 mesi le strutture messe a disposizione da Comune, Caritas e Terzo Settore ospitano ogni notte una media di 820 persone, ma e' facile prevedere che il picco si tocchera' ancora una volta ad agosto, come l'anno scorso, quando si tocco' la punta di 1400 persone a notte. Abbiamo rinnovato l appello all'ASL per istituire in Stazione Centrale un punto permanente per verificare le condizioni di salute delle persone e chiediamo un ulteriore appoggio di Grandi Stazioni".

PRESIDIO SANITARIO - Il primo appello, intanto, ha già trovato risposta. Dalla Regione Lombardia è arrivato il via libera a un presidio sanitario nella stazione Centrale. «In questi giorni - ha affermato l'assessore alla Sanità Mario Mantovani che si è anche recato in visita sul posto - sono stati riscontrati numerosi casi di scabbia nei centri di accoglienza della città e, benché trattasi di patologia non grave, vogliamo alzare il livello d'attenzione».

Il presidio «verrà reso operativo nelle prossime ore - ha spiegato Mantovani - in modo da intervenire sulle situazioni di criticità di carattere sanitario, che rientrano fra le nostre competenze». «Le difficoltà invece sul piano sociale e umanitario che qui riscontriamo - ha continuato l'assessore - devono essere affrontate dal Governo con risposte adeguate, essendo un tema di carattere nazionale». Da qui, l'annuncio di voler scrivere a Prefetto e sindaco di Milano. «Credo che ognuno dovrà fare la sua parte, anche riequilibrando la distribuzione dei profughi sul piano nazionale, come richiesto con forza in queste ore dal presidente Maroni», ha concluso il vicepresidente della Giunta regionale lombarda.

FS - Una risposta al secondo appello arriva dal Gruppo FS Italiane che considera la stazione il luogo meno indicato per affrontare un allarme sanitario, dal momento che è frequentata, ogni giorno, da decine di migliaia di viaggiatori e cittadini. Il Gruppo FS Italiane ha già reso disponibili, dal novembre scorso, alcuni locali in via Sammartini, individuati dopo un sopralluogo con il Comune e la Prefettura, da destinare all'accoglienza e alle prime necessità degli immigrati, così da allentare la pressione sulla stazione. Il contratto di comodato d'uso per l'utilizzo di quegli spazi è ancora in attesa di risposta dal Comune. L'ipotesi di ubicare il presidio sanitario al binario 21 della stazione confligge, infine, con la gestione dei flussi di viaggiatori. Quegli spazi si troverebbero, infatti, a valle dei varchi di accesso all'area di partenza dei treni, attivati lo scorso 1 maggio per disciplinare e controllare, ai fini della sicurezza, il movimento dei viaggiatori in partenza. Infine, secondo il Gruppo FS, la stragrande maggioranza (oltre il 90%) degli immigrati non arriva alla stazione di Milano con il treno, bensì sui pullman.

  NUMERI - I profughi dell'ultima ondata provengono soprattutto da Siria ed Eritrea, e sono sopravvissuti arrivando in Italia via mare dalla Libia. Secondo Palazzo Marino sono state 64mila le persone transitate e assistite negli ultimi 20 mesi (dal 18 ottobre 2013). Fra questi 14mila bambini e da inizio anno sono state 10mila. Majorino chiede inoltre al governatore Roberto Maroni di «abbandonare i toni da stadio e aiutare concretamente di più la città di Milano». A Grandi Stazioni è invece indirizzata la seconda richiesta: «Sappiamo che esistono ampi luoghi inutilizzati della Stazione dove accoglienza, smistamento, organizzazione delle presenze in città potrebbero essere svolte più adeguatamente - prosegue l'assessore -. E dunque, insieme al Terzo settore milanese, chiediamo che vengano immediatamente messi a disposizione della gestione dei profughi stessi. Ne guadagnerebbero tutti, anche i viaggiatori».

Spesso si tratta tutti profughi «giunti spontaneamente, senza alcun controllo o organizzazione da parte del Ministero dell'Interno, mai conteggiati dal Viminale e dunque invisibili». Tra pochi giorni però, segnala sempre Majorino, «entro la fine della prossima settimana, l'ex Cie di via Corelli sarà ulteriormente potenziato e potrà farsi carico di maggiore assistenza e accoglienza».

"RITORSIONE" - "Sembra una sorta di 'ritorsione' contro il nord da parte di un Governo incapace di rivolvere la situazione". E' la riposta del presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, intervenuto in diretta a 'La Telefonata' di Belpietro, questa mattina, su Canale Cinque, all'osservazione del direttore di 'Libero' a proposito dell'arrivo di nuovi immigrati nelle regioni settentrionali nonostante la contrarietà espressa da diversi sindaci e governatori. "E' la cosa più sbagliata - ha argomentato - perché aumenta tensioni e conflitti sociali, non risolve il problema ma, al contrario, lo aumenta".

Il governatore ha osservato che "stiamo parlando di clandestini, non di 'profughi' il cui stato si ottiene solo dopo un preciso percorso" e ha contestato le modalità del Viminale di trasferimento di questi immigrati sul territorio, ricordando di "aver scritto ai Prefetti dicendo che Lombardia, essendo già una delle Regioni che ne ha accolti di più, non è disposta ad accettare nuovi arrivi". In merito alle reazioni politiche verso questa decisione, Maroni ha fatto notare di agire "esattamente come Renzi. Il Premier - ha fatto notare - ha detto che premierà i Comuni che accolgono più clandestini. Io premierò i sindaci che decidono di non accoglierne più".

RENZI - "Come si fa a non parlare con Maroni?": cosi' il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha risposto questa mattina all'Expo ai giornalisti che gli chiedevano se avesse parlato con il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, dopo le polemiche dei giorni scorsi sulla questione degli immigrati.

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