Profughi a Porta Venezia, nasce comitato 'italo-africano' a difesa di "decoro, dignità e lavoro"

Con il nuovo nome e la confermata volontà di collaborare tra "vittime dell'assenza di Stato e Comune" il comitato nei prossimi giorni avrà un incontro in prefettura

Profughi eritrei accampati in via Palazzi

Profughi eritrei accampati in via Palazzi

Milano, 6 ottobre 2015 - Novità in zona Porta Venezia a Milano:  il Comitato "di liberazione" cambia nome e diventa "italo-africano". Quindi, "collaborazione, non contrapposizione". Si tratta di quanto speigato oggi, in via Lazzaro Palazzi, da Paolo Uguccioni, presidente del Comitato Venezia Buenos Aires, assieme ad altri rappresentanti sia di commercianti e lavoratori sia della new entry. Si tratta della comunità eritrea ed Etiope per cui stamani ha parlato Mariam Ghebre Jesus Teclé, presidente di una storica associazione culturale italo abissina (Mssret), sottolineando il "doppio dolore" degli stranieri residenti a Milano. "Vedendo la situazione oggi in questa strada sentiamo e capiamo il disagio dei milanesi, sia la sofferenza e la disperazione di chi è qui per strada, e in Italia neanche ci vuole stare magari".

Uguccioni ha mostrato come nella stessa via della conferenza "in 100 metri si tocca con mano l'incapacità delle istituzioni". I tasti dolenti del quartiere già illstrati negli scorsi giorni e oggi solo accennati sono "dignità, decoro, sicurezza e lavoro", lavoro che viene a mancare considerando il -70% di incassi registato da bar e locali della zona citato da Giovanni Cafaro, portavoce del comitato di liberazione da oggi "italo- africano" e rappresentante del sindacato autonomo Sinclado impegnato nel sostenere chi ha perso il lavoro e deve reinventarsi. Sempre Cafaro ha denunciato la totale assenza dei "grandi sindacati in questi mesi di battaglie, nonostante il significativo calo di lavoro. Molti ristoranti ora chiudono a pranzo e hanno ridotto il personale". 

Con il nuovo nome e la confermata volontà di collaborare tra "vittime dell'assenza di Stato e Comune" il comitato nei prossimi giorni avrà un incontro in prefettura. Lo ha spiegato Uguccioni illustrando la strategia preparata per l'occasione. "Non andiamo per una richiesta ma propositivi. 'Bastone e carota', ma le cose devono cambiare". La "carota" è festa nel quartiere in cui ristoratori italiani e africani prepareranno i loro cibi e ciascuno "inviterà a cena uno dei ragazzi oggi qui in strada". Il "bastone" che "useremo se non avremo risposte, è una "marcia su Palazzo Marino" con tutti gli etiopi e gli eritrei oggi in strada che resteranno lì a stazionare "fino a quando il Comune non trova una soluzione".  

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