Frontiera austriaca blindata: i migranti fermi al Brennero. E alcuni ritornano a Milano

Bloccati a un passo dal confine. Abbandonati e un po’ spaesati al binario 1 della stazione di Brennero. Linea di frontiera tra l’Italia e l’Austria, tappa obbligata per le migliaia di profughi che scelgono il corridoio Nord-Est per raggiungere la meta finale di un’odissea cominciata chissà quando di Nicola Palma

Profughi in Stazione Centrale

Profughi in Stazione Centrale

Milano, 30 maggio 2015 - Bloccati a un passo dal confine. Abbandonati e un po’ spaesati al binario 1 della stazione di Brennero, paesino di duemila anime nell’Alto Adige. Linea di frontiera tra l’Italia e l’Austria, tappa obbligata per le migliaia di profughi che scelgono il corridoio Nord-Est (e non quello Ovest da Ventimiglia) per raggiungere la meta finale di un’odissea cominciata chissà quando. Qui la situazione è sempre stata complicata, almeno da diciotto mesi a questa parte. Cioè da quando sono iniziati a passare siriani ed eritrei a caccia di un biglietto dell’Eurocity che porta a Monaco. Da qualche giorno, però, i problemi sono aumentati in maniera esponenziale. Con conseguenze che rischiano di coinvolgere pure Milano, fermata intermedia del viaggio verso la Germania. Tutto è iniziato il 26 maggio, quando la cancelliera Angela Merkel ha deciso di sospendere il trattato di Schengen sulla libera circolazione dei cittadini all’interno dell’Unione Europea causa vertice del G7. L’obiettivo dichiarato: intensificare i controlli sugli ingressi di stranieri per evitare che il summit in programma il 7 e l’8 giugno al Castello di Elmau, in Baviera, si trasformi nell’ennesima ribalta internazionale per i black bloc di tutto il continente. Tradotto: impedire alle tute nere di replicare la guerriglia urbana già messa in piedi il 18 marzo davanti alla sede della Banca Centrale Europea di Francoforte e il Primo maggio in zona Cadorna durante il corteo dei No Expo. Tuttavia, la stretta sta provocando uno sgradevole (e non si sa quanto non calcolato) effetto collaterale: interrompere la marcia dei migranti.

Ieri sera, tanto per fare un esempio, nel borgo di frontiera a 50 chilometri in linea d’aria da Bolzano se ne contavano una sessantina: una famiglia siriana e tantissimi ragazzi eritrei, somali ed etiopi. «Ormai – racconta una volontaria – i poliziotti si piazzano davanti a tutte le porte dei treni: è impossibile salire per loro». Prima non era così: «La sorveglianza c’è sempre stata, ma i profughi riuscivano in qualche modo ad aggirarla: al massimo li intercettavano all’arrivo e li rimandavano indietro». Il giro di vite ha cambiato le regole del gioco. Almeno per il momento. E pure le onlus locali fanno fatica ad assorbire l’inatteso surplus di presenze: «Fin quando si trattava di quattro-cinque persone, potevano pure passare la notte all’interno dello scalo ferroviario, riscaldati dalle nostre coperte». Ora non si può più fare: «Numeri troppo elevati per una cittadina piccola come la nostra: stiamo parlando di centinaia di uomini e donne». E lo hanno capito pure loro: fino al 15 giugno, data in cui i tedeschi scongeleranno gli accordi del ’93, passare dall’altra parte sarà complicatissimo. Così alcuni stanno pensando di rientrare a Milano: «Oggi ne sono ripartiti quattro, tutti siriani: ci hanno detto che tre settimane sono troppe e che preferiscono aspettare in un luogo più confortevole e che conoscono meglio». Vale a dire uno dei centri che hanno già frequentato nel recentissimo passato. E così la metropoli che ha dato un letto a più di 60mila presenze in un anno e mezzo ora rischia di dover (ri)accogliere i migranti di ritorno. Senza contare quelli in partenza dalla Sicilia.

nicola.palma@ilgiorno.net

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