Processo Ruby, Berlusconi assolto: la gioia di Silvio ai servizi sociali, si toglie il camice e via ad Arcore

All’ora del verdetto il Cavaliere era tra i malati: «Sono commosso. Ho sofferto per un'accusa ingiusta e infamante, ma la maggioranza della magistratura svolge il proprio lavoro in silenzio, equilibrio e rigore ammirevoli» di Valentina Bertuccio D’Angelo

Silvio Berlusconi (Imagoeconomica)

Silvio Berlusconi (Imagoeconomica)

Milano, 19 luglio 2014 - Il primo venerdì felice di Silvio Berlusconi da tre mesi a questa parte inizia puntuale alle 9.45. La notizia dell’assoluzione nel processo d’Appello Ruby arriva mentre l’ex premier svolge la sua undicesima giornata con i malati di Alzheimer alla Sacra Famiglia di Cesano Boscone.

Alle 13.08 la sedia comincia a sfrigolare, una gioia troppo incontenibile. Via il camice bianco, arrivederci a operatori e pazienti, alle 13.20, in netto anticipo, la sua auto e quella della scorta escono dal passo carraio assediato dai giornalisti, ieri più del solito. È felice dietro il vetro oscurato, vorrebbe parlare ma il ricordo della convocazione al Tribunale di sorveglianza lo frena: «Scenderei, ma sapete che non posso. Grazie, grazie».

Il tempo di stringere la mano alla più fedele di tutte (forse dopo la Pascale), la pasionaria Noelle, che per scaramanzia aveva tenuto nascosto fino a quel momento il cartello «Mai si ‘ruba’ e nessuno ‘rubi’ la pace di Silvio», Berlusconi si precipita ad Arcore.

Villa San Martino è stata per tutta la giornata il quartier generale degli affetti sospesi al filo della speranza: la fidanzata Francesca, i figli Marina e Piersilvio, i fedelissimi. «Felice, soddisfatto, rigenerato», ha abbracciato tutti. «È il giorno più bello della mia vita — ha detto poi la Pascale —. Quando ho sentito il verdetto ho pianto come una bambina». Cellulari e linee telefoniche sono roventi di congratulazioni. Il tutto alla presenza degli avvocati Coppi e Ghedini e di parlamentari azzurri.

I j'accuse più duri, Silvio li lascia agli altri: Brunetta invoca la grazia e una commissione d’inchiesta sul colpo di Stato del 2011, Squeri una class action dei moderati italiani. La sua reazione, almeno quella ufficiale, è votata all’aplomb: «Sono profondamente commosso: solo coloro che mi sono stati vicini in questi anni sanno quello che ho sofferto per un’accusa ingiusta e infamante. Per questo il mio primo pensiero oggi va ai miei affetti più cari, che hanno sofferto con me anni di aggressione mediatica». C’è spazio anche per i giudici: «Un pensiero di rispetto va alla magistratura, che ha dato oggi una conferma di quello che ho sempre asserito: ovvero che la grande maggioranza dei magistrati italiani fa il proprio lavoro silenziosamente, con equilibrio e rigore ammirevoli». Il percorso di Forza Italia continua: «Da oggi possiamo andare avanti con più serenità»

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