Teatro alla Scala, l'elogio dell'amore di 'Fidelio' per la Prima

L'opera di Ludwig Van Beethoven apera la stagione di Opera e Balletto. Lo spettacolo , firmato dalla regista britannica Deborah Warner, concluderà il percorso scaligero di 9 anni di Daniel Barenboim

Daniel Barenboim

Daniel Barenboim

Milano, 25 novembre 2014 - Conto alla rovescia per la Prima della Scala che andrà in scena, come di consueto, il 7 dicembre, giorno di Sant'Ambrogio. Quest'anno la stagione di Opera e Balletto apre con Fidelio di Ludwig Van Beetohoven, opera dell'elogio dell'amore fedele ma anche l'opera della liberta'. Nella stessa data si conclude il percorso scaligero di 9 anni di Daniele Barenboim (ma il primo concerto di Barenboim alla Scala e' del 1970) iniziato proprio con Beethoven - la Sinfonia n. 9 - il 23 dicembre 2005.

Lo spettacolo è firmato dalla regista britannica Deborah Warner, che dopo essersi imposta nella prosa grazie alla sua collaborazione con la Royal Shakespeare Company si e' dedicata con sempre maggiore assiduita' all'opera realizzando tra l'altro una produzione di Death in Venice di Britten che aveva conquistato il pubblico del Piermarini nel 2011. Scene e costumi sono di Chloe Obolensky, allieva di Lila De Nobili e storica collaboratrice di Peter Brook, le luci di Jan Kalman.  Il cast, capitanato da Anja Kampe (Leonore) e Klaus Florian Vogt (Florestan), comprende Falk Struckmann (Don Pizarro), Kwangchoul Youn (Rocco), Peter Mattei (Don Fernando), Mojca Erdmann (Marzelline) e Florian Hoffmann (Jaquino). Fidelio, di cui quest'anno si festeggia il bicentenario della terza versione, si inserisce perfettamente nel palinsesto " Milano Cuore d'Europa" promosso dal Comune di Milano: l'intreccio di umanita', affetti e aspirazione alla liberta' espresso da Beethoven e' davvero al centro del patrimonio culturale e civile del nostro continente. Fidelio ha gestazione tormentata e tre edizioni principali: quella che andra' in scena alla Scala sara' in massima parte l'ultima del 1814 con i dialoghi di Treitschke, ma con uno sguardo rivolto alle versioni precedenti sia nella scelta dell'Ouverture sia nella collocazione dei primi due brani, che seguira' l'edizione del 1806, di cui Beethoven era evidentemente soddisfatto se ne fece stampare nel 1810 la versione per canto e pianoforte. Lo sguardo di Daniel Barenboim e Deborah Warner verso la versione del 1806 (che Beethoven volle intitolare "Leonore, o il trionfo dell'amor coniugale") nasce pero' soprattutto dalla volonta' di approfondire l'aspetto umano e affettivo del dramma. "Le due opere piu' famose del repertorio tedesco - spiega Barenboim - sono oggetto di malintesi interpretativi: di Tristano si parla come di un'opera sull'amore mentre in realta' e' un'opera sulla morte. L'amore in Wagner e' piuttosto nel primo atto di Walkiria. Fidelio invece e' spesso letto esclusivamente come dramma politico, mentre e' la storia di una donna pronta a tutto per salvare l'uomo che ama".

Aggiunge Deborah Warner: "La ricerca della verita' nel buio di una prigione, la scoperta dell'ingiustizia alla luce del sole e il potere dell'amore di vincere tutto: Fidelio e' fatto di questo. Non credo che al centro ci sia l'idea della liberta', credo che ci sia assolutamente l'idea dell'amore". A parte la grande ouverture, ricorda Barenboim, l'orchestra di Fidelio e' mozartiana. Uno dei problemi esecutivi risiede nel fatto che storicamente la parte di Leonore sia stata sostenuta da cantanti wagneriani, dalla vocalita' troppo pesante per la scrittura. La Warner ha lavorato con particolare intensita' sul rapporto tra parti cantate e parti parlate: "i dialoghi sono comici e scialbi se trattati con superficialita', umani e toccanti se resi con cura". Per la sua unica opera, Beethoven sceglie la forma del Singspiel: una struttura di teatro musicale che alterna brani cantati e parlati. Fidelio, e' opera di costante se non frequente rappresentazione alla Scala ed e', per tradizione e per necessita', appannaggio dei piu' grandi Maestri. Il debutto avviene solo nel primo centenario della morte di Beethoven, nel 1927. Nel 1952 Herbert von Karajan e' direttore e regista della prima produzione scaligera in tedesco. Fidelio resta assente dalla Scala fino al 1990, quando Lorin Maazel dirige Jeanine Altmeier e Thomas Moser nello spettacolo di Giorgio Strehler; ancora Thomas Moser, accanto a Waltraud Meier, e' protagonista nove anni piu' tardi dell'inaugurazione di stagione diretta da Riccardo Muti con la regia di Werner Herzog. L'ultima apparizione del titolo nella sala del Piermarini e' un'esecuzione in forma di concerto realizzata dai complessi della Wiener Staatsoper diretti da Franz Welser-Most il 9 settembre 2011 con Nina Stemme e Peter Seiffert.