Stadio del Milan al Portello: "Basta stereotipi e paure. Ecco perché Fondazione Fiera ha scelto questo progetto"

Il presidente Benito Benedini: "Comune scettico? L’area rinascerà comunque". L'impegno dei rossoneri: "C’è l’impegno a pagare per intero le bonifiche, a corrispondere il canone da gennaio in attesa dei permessi e a trovare soluzioni in caso la procedura si blocchi" di Giambattista Anastasio

Area del Portello

Area del Portello

Milano, 9 luglio 2015  – Benito Benedini, la Fondazione Fiera, da lei presieduta, si è tutelata nel caso in cui il Comune non conceda al Milan le autorizzazioni urbanistiche necessarie a costruire lo stadio al Portello? «Il contratto col Milan sarà formalizzato al più tardi entro un mese e da ambo le parti si è concordato di inserirvi clausole che consentano di preservare la riqualificazione dell’area. Il way out dell’operazione c’è già. E il Milan si è poi impegnato a corrispondere il canone annuo di 4,05 milioni di euro pattuito per il diritto di superficie già da gennaio 2016, che ci siano o no i permessi urbanistici».

In che modo il club si è impegnato a preservare la riqualificazione dell’area? «Nel malaugurato caso in cui le fosse impedito di realizzare l’impianto, la società non ha escluso di poter comunque utilizzare il padiglione 1 e 2 per funzioni differenti da quelle strettamente sportive. L’area del Portello ha un’alta attratività e non rimarrà in disuso».

Lei teme che alla fine l’ostilità del Consiglio comunale riesca davvero a bloccare il progetto stadio? «La Giunta si è limitata a dire che deciderà una volta ricevuto il progetto definitivo e che nell’attesa bisogna evitare pregiudizi...».

Diversi consiglieri comunali di maggioranza, a giochi ancora aperti, hanno invece promesso battaglia. «In Italia può succedere di tutto, ecco perché i grandi investitori preferiscono l’estero. Io stesso, da imprenditore abituato a lavorare negli Stati Uniti, fatico a capacitarmi dell’approccio della nostra politica nei confronti di imprese che vogliono investire e portare occupazione. Il Milan ha vinto un regolare bando presentando un progetto che è assolutamente in linea con gli obblighi statutari dell’ente che lo ha indetto, un progetto senza precedenti in Italia, che non si esaurisce affatto con lo stadio ma prevede una pluralità di servizi a vantaggio del quartiere, che comporterà l’assunzione di 500-600 persone in un periodo di alta disoccupazione, che porterà investimenti in città, riqualificherà e renderà più attrattiva una zona dove sorgono padiglioni che dal primo gennaio 2016 saranno in disuso: ora mi spiega perché al Milan dovrebbe essere impedito di portare a termine il suo piano?».

Perché uno stadio non può essere messo ovunque, bisogna considerarne l’impatto sulla viabilità, sulla sicurezza, sulla vita delle persone. Temi importanti per chi amministra, per i residenti, per il comitato. «Ma perché non si ragiona sui dati di fatto anziché adagiarsi su vecchi stereotipi e diffondere paure immotivate? Prendiamo il tema della mobilità. L’Expo è l’esempio lampante dell’appeal dei mezzi pubblici rispetto all’auto privata: il sito espositivo è fuori città eppure i visitatori lo raggiungono con la metropolitana, perché c’è una stazione che lo serve, i parcheggi delle auto sono vuoti al punto che gli organizzatori, ora, stanno cercando di incoraggiare l’uso del mezzo privato. Non si capisce perché i tifosi del Milan debbano invece scegliere di andare allo stadio con la propria auto, quando questo è servito da M5, M1, passante ferroviario».

Ma ci sono tifosi che arrivano da fuori Milano. «Il 70% degli abbonati al Milan abita a Milano. Dato fornito dal club».

E la sicurezza? «I vecchi stereotipi. Nel dibattito sul Portello ci si è erroneamente limitati a parlare dello stadio. Ma il progetto è ben più ampio, è unico in Italia: accanto al campo di calcio sono previste diverse funzioni utili al quartiere: il liceo, l’albergo, la ristorazione, il commercio al dettaglio, i percorsi verdi, gli spazi per il fitness e la salute. La contemporaneità di queste funzioni consentirà di far vivere l’impianto sette giorni su sette e di innescare quel cambio di approccio all’evento sportivo che in Inghilterra ha portato negli stadi le famiglie emarginando invece i violenti. E parliamo della patria degli hooligans. Qui invece la novità fa paura. E proliferano i contrari a tutto: No Tav, No Expo, No M4 e ora No Stadio. Che fanno rumore, a differenza delle centinaia di persone che ci hanno scritto in queste settimane e dei tantissimi tifosi per bene del Milan».

Tra le garanzie offerte dal Milan quali sono state ritenute decisive? «Il club si è impegnato a pagare per intero i costi della bonifica dei terreni, parliamo di circa 430mila tonnellate di terra da scavare, scenderanno di 15 metri. Nel frattempo hanno progressivamente aumentato l’offerta del canone, da 3,5 a 4,05 milioni di euro annui».

Vitali era sulle stesse cifre... «Vitali è società seria e competente, ma a differenza del Milan trattava per conto di terzi. Il loro progetto, pur di pregio, non garantiva la stessa redditività né quella unicità e completezza di funzioni generali di quello dei rossoneri»». giambattista.anastasio@ilgiorno.net

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