Sala indagato, weekend di partite incrociate. L’ipotesi: il ritorno da mercoledì

Dai vertici coi legali al discorso per il Consiglio fino all’assemblea Pd

Il sindaco Giuseppe Sala (LaPresse)

Il sindaco Giuseppe Sala (LaPresse)

Milano, 18 dicembre 2016 - Quante partite per Giuseppe Sala nel breve volgere di un weekend. E su campi diversi, ora da incastrare nel modo più armonico possibile per ricostruire quel puzzle bruscamente rottosi giovedì notte: quello che lo raffigurava come sindaco di un’oasi felice più che di una metropoli. Sindaco della Milano del fare e del «Fare Milano». Il campo giudiziario, certo. Il primo cittadino ha scelto di assentarsi temporaneamente dalla carica finché non gli saranno chiare le accuse che hanno portato la procura generale a iscriverlo nel registro degli indagati nell’inchiesta sull’appalto per la piastra Expo. È ovvio che i legali di Sala abbiano già iniziato l’opera di studio delle carte, di ricostruzione dei fatti e di acquisizione delle informazioni. Ovvio che non si aspetti domani, il fatidico «lunedì», giorno in cui Sala potrebbe presentarsi davanti al sostituto pg Felice Isnardi. Quella di ieri è stata giornata di confronto tra Sala e i suoi avvocati, tra le mura domestiche dove gli ha fatto visita pure la vice Anna Scavuzzo. Oggi sarà altrettanto.

Il campo politico, poi. Il ritorno in carica del sindaco non può essere rimandato oltre Natale: l’immagine della città ha bisogno di una guida. D’altro canto, bisogna però evitare che il celere ritorno in carica del sindaco, proprio perché celere, finisca col trasformare in farsa, nella percezione dei cittadini, la scelta di allontanarsi dalla seggiola. Come conciliare l’una e l’altra necessità? Una spia di quanto potrebbe presto avvenire sembra esserci: il giorno scelto da Sala per riferire in Consiglio comunale è, al momento, mercoledì. Seconda scelta: giovedì. Con buona probabilità quel giorno Sala vorrà (ri)presentarsi all’aula in una posizione di rinnovata forza. Sottolineando, magari, il fatto di aver già riferito in procura, di aver chiarito quanto riteneva di dover chiarire e di aver ricevuto le delucidazioni che riteneva di dover ricevere. Da lì, da mercoledì, potrebbe quindi ricominciare il suo mandato. Già oggi non manca foraggio al suo ritorno: la posizione di buona parte dell’opposizione («Sala torni a lavorare») fa quasi più gioco del via libera proferito ieri da Gherardo Colombo, presidente del «Comitato per la legalità» del Comune. Infine, altro campo, l’assemblea nazionale del Pd. Sala e Milano non possono non guardare con attenzione a quale Pd uscirà da quell’assemblea e a un’eventuale, ma non quotatissima, fase congressuale. Ci sono in ballo, non ultimi, i 2,5 miliardi di investimenti del Patto siglato con l’ex premier. Quel Renzi oggi chiamerà il Pd a una stagione di «ritorno nei territori» per un rilancio del partito. E in questa strategia Milano non può non rivestire per il Pd un ruolo di epicentro, anche in considerazione del risultato del referendum costituzionale, in controtendenza rispetto al Paese. Nei quadri democratici milanesi si ha l’idea che in questo momento sia più Milano a servire al Pd e all’anima renziana del Pd e non viceversa. E il fatto che, fatta eccezione per la telefonata con Renzi, solo Franco Mirabelli, tra gli esponenti nazionali del Pd, abbia firmato una nota in favore di Sala è letto dai quadri milanesi come normale in una fase in cui è in gioco la leadership del partito.

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