Liberia, George Weah vince le elezioni presidenziali

L'ex giocatore del Milan ha trionfato sul vicepresidente uscente Joseph Boakai

George Weah al voto in un seggio di Monrovia (Ansa)

George Weah al voto in un seggio di Monrovia (Ansa)

Milano, 28 dicembre 2017 - George Weah è il nuovo presidente della Liberia. La commissione elettorale, riporta la "BBC", ha di fatto ufficializzato la vittoria del 51enne ex attaccante del Milan: quando sono stati scrutinati il 98,1% dei voti espressi, Weah ha dalla sua il 61,5% delle preferenze mentre il suo avversario, Joseph Boakai, e' appena al 38,5%. Weah succederà a Ellen Johnson Sirleaf, che aveva sconfitto proprio l'ex calciatore nella corsa presidenziale nel 2005, alla fine della guerra civile. 

DA PALLONE D'ORO A PRESIDENTE - L'ex attaccante del Milan, 51 anni, che ottenne il prestigioso riconoscimento calcistico nel 1995, nel ballottaggio delle presidenziali che si è celebrato il 26 dicembre ha battuto l'attuale vice presidente Joseph Boakai, dopo essersi attestato al primo posto al primo turno. È riuscito così nell'impresa che non gli era riuscita nel 2005: quell'anno aveva perso alle urne, battuto dalla attuale presidente Ellen Johnson-Sirleaf, prima donna capo di Stato di un Paese africano. L'avvicendamento con Johnson-Sirleaf è in programma per il 22 gennaio, e sarà la prima transizione democratica fra due presidenti eletti nel Paese dal 1944.

Nel 2005 la star del calcio denunciò il secondo turno delle presidenziali che portarono alla vittoria Jonhson-Sirleaf, definendole "fraudolente" e parlando di una votazione che "fu tutto meno che democratica, libera e trasparente". Alla fine accettò il risultato dopo le ripetute richieste della comunità internazionale di evitare una nuova crisi in Liberia. Ma questo non gli impedì di proseguire la carriera politica: nelle elezioni del 2011 Weah, che già tornava a valutare l'ipotesi della presidenza, si presentò come numero due di Winston Tubman, nipote di William Tubman, il presidente più longevo del Paese (1944-1971), ma perse ancora una volta.

Considerato dalla Fifa il miglior giocatore africano del XX secolo, è attualmente senatore per la circoscrizione di Montserrado, in cui vinse con il 78% dei voti contro il figlio della presidente, Robert Sirleaf. Forse questa esperienza di avere sconfitto un politico vicino alla presidenza ha dato a Weah la speranza di potere vincere questa terza volta. Al primo turno delle presidenziali, lo scorso 10 ottobre, aveva vinto in 11 delle 15 contee del Paese, compresa appunto quella di Montserrado, che è la più popolata: era arrivato in testa ottenendo il 38,4% dei voti, mentre Boakai si era fermato al 28,8%. Ad aiutarlo al ballottaggio, gli appoggi ricevuti: nessuno dei tre candidati minoritari del primo turno hanno appoggiato dichiaratamente il suo rivale, e per la verità non lo ha fatto neanche la presidente Johnson-Sirleaf.

Insieme alla sua numero due nella candidatura, la ex first lady Jewel Taylor, Weah ha promesso istruzione gratuita dall'asilo alle superiori, nonché l'accelerazione nella creazione di posti di lavoro. Il nuovo presidente della Liberia dovrà fare i conti con l'eredità di Johnson-Sirleaf, fra l'altro vincitrice del Nobel per la Pace, sotto il cui mandato è stato ottenuto il ritiro della missione di pace dell'Onu dalla Liberia, che è stata attiva dal 2003 al 2016, come pure il ritiro di tutte le sanzioni che l'Onu aveva imposto al Paese per il conflitto. L'ex segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki-moon, elogiò gli "enormi progressi" che la Liberia aveva fatto sotto il governo di Johnson-Sirleaf, fra cui il "continuo miglioramento della sicurezza e della stabilità". Dopo le devastanti guerre civili del 1989-1996 e del 1999-2003, la Liberia ha ripreso le esportazioni di cacao, caffè, ferro, oro e diamanti ed è riuscita a cancellare quasi 4 miliardi di dollari di debito estero. Nonostante ciò, gli ultimi anni di mandato non sono stati i più prosperi: la crisi dell'Ebola del 2014, che ha ucciso quasi 5mila persone, ha colpito un'economia che non ha finito di recuperare, come dimostra il calo del Pil dell'1,6% registrato nel 2016.  

 

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