Il Fattore famiglia spacca la maggioranza in Regione

Nel mirino di Lega e Fratelli d'Italia la parte della legge dove si prevede che per l'accesso ai servizi sociali conterà di più il numero dei figli che il reddito complessivo della famiglia

Palazzo Regione Lombardia

Palazzo Regione Lombardia

Milano, 11 gennaio 2017 - Braccio di ferro nella maggioranza in Regione sul fattore famiglia lombardo. Il progetto di legge, primo firmatario il coordinatore regionale di Lombardia Popolare Alessandro Colucci, arriverà in Consiglio regionale il 31 gennaio ma Lega Nord e Fratelli d’Italia hanno già fatto capire che così com’è non va bene, chiedendo un vertice di maggioranza per trovare un’intesa.

Il pomo della discordia è la parte della legge dove si prevede che per l’accesso ai servizi sociali erogati da Palazzo Lombardia conterà di più il numero dei figli che il reddito complessivo della famiglia (Isee). Il capogruppo leghista al Pirellone, Massimiliano Romeo, è stato chiaro: “Il fattore lombardo deve nascere allo scopo di premiare i lombardi, altrimenti tanto vale tenerci l’Isee nazionale”. Infatti “se uno dei requisiti principali del provvedimento è quello di avere molti figli, corriamo il rischio di favorire i nuovi arrivati. La maggioranza delle famiglie lombarde ha 1 o 2 figli”. Dunque “se i contributi venissero assegnati in base al numero dei figli, i fondi regionali finirebbero per la quasi totalità agli extracomunitari. Una discriminazione al contrario che non vogliamo avallare e per questo ho chiesto che sia convocata al più presto una riunione di maggioranza”. Romeo invita a ispirarsi ai criteri della misura Nidi Gratis, che prevede la residenza in Lombardia da almeno 5 anni per uno dei due genitori.

Anche il capogruppo di FdI, Riccardo De Corato, sostiene che “una riunione di maggioranza sul fattore famiglia è indispensabile”. Fratelli d'italia “vuole essere certa che i primi a essere aiutati siano gli italiani e i lombardi, mentre con questo progetto di legge si rischia di ottenere il contrario: nel caso non si trovi una soluzione in questo senso non sarà sicuro il nostro voto favorevole”. Nelle file delle opposizioni contraria anche Chiara Cremonesi (Sel) perché "sostituire l’Isee con uno strumento che tenga in maggiore considerazione il numero di figli rispetto al reddito familiare significa determinare una discriminazione inaccettabile nell’accesso ai servizi regionali".

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