Milano, 1 agosto  2013 - Confermata la condanna d'appello a 4 anni di reclusione e rinvio alla Corte d'Appello di Milano per rideterminare l'interdizione. Lo ha deciso la Corte di Cassazione a conclusione del processo Mediaset e  dopo circa 6 ore e mezza di camera di consiglio.

La sezione feriale della Corte di Cassazione ha poi confermato la condanna per gli ex dirigenti di Mediaset Daniele Lorenzano e Gabriella Galetto e per il produttore cinematografico Frank Agrama, rigettando il ricorso presentato dai 3 imputati e condannadoli al pagamento delle spese processuali. Lorenzano era stato condannato in secondo grado a 3 anni e 8 mesi, Galetto a un anno e 2 mesi e Agrama a 3 anni.

L'INTERDIZIONE - Occorrerà un processo bis dunque per stabilire la durata dell'interdizione. Si svolgerà in corte d'appello a Milano da ottobre. Stabilisce l'art. 12 del decreto legislativo che, in caso di condanna per frode fiscale si applica, come pena accessoria, "l'interdizione dai pubblici uffici per un periodo non inferiore ad un anno e non superiore a tre anni".

 

LA CONDANNA ORA VA IN GIUNTA SENATO - La decisione definitiva della Corte di Cassazione sulla condanna a quattro anni (pena ridotta a un anno per l'indulto) arriverà tra trenta giorni sul tavolo della giunta per le Immunità del Senato. Non sarà quindi immediatamente esecutiva la sentenza della corte di Cassazione emessa oggi sul processo Mediaset. Silvio Berlusconi dovrà infatti attendere prima il parere della giunta per le Immunità e poi la decisione dell'aula del Senato che a scrutinio segreto voterà la presa d'atto della condanna.

La Cassazione deve infatti inviare la sentenza alla corte d'Appello di Milano per espletare tutti i tempi tecnici per l'esecuzione della pena. I giudici lombardi dovranno poi trasmettere la richiesta alla giunta che avvierà l'istruttoria, che in Senato non ha procedura d'urgenza come per la Camera, dove la giunta si deve esprimere entro i trenta giorni dal ricevimento della documentazione. Berlusconi però potrebbe fare come Cesare Previti che in una situazione analoga alla Camera diede le sue dimissioni da deputato. Ma solo dopo aver fatto votare la Giunta e pochi minuti prima del voto dell'aula. Quando capì, insomma, che nonostante la strenua difesa dei falchi berlusconiani i numeri finali non gli avrebbero salvato il seggio.

 

I LEGALI DI BERLUSCONI - Non erano presenti in Cassazione per la lettura del verdetto Mediaset i legali dell'ex premier Silvio Berlusconi, professor Franco Coppi e l'avvocato Niccolo' Ghedini. A quanto si è appreso, Ghedini si trova a Palazzo Grazioli con Berlusconi: seguiranno il verdetto in diretta tv. "Non diro' a", è quanto si e' limitato a dire uno dei legali dello studio Coppi che ha assistito Silvio Berlusconi nel processo Mediaset in Cassazione subito dopo la lettura del dispositivo. Anche alle richieste di un suo commento tecnico sulla sentenza non ha voluto rilasciare dichiarazioni.

 

DEPUTATI A MONTECITORIO - Decine di deputati di tutti i gruppi parlamentari hanno assistito in assoluto silenzio alla lettura della sentenza della Cassazione sul caso Mediaset dalle televisioni nel corridoio dedicato ai fumatori vicino all'Aula di Montecitorio. Dopo la lettura della sentenza, si sono formati dei capannelli in Transatlantico. L'Aula e' chiusa: la seduta era infatti terminata alle 17:30. 

 

AVVOCATO DINACCI: "PENA ACCESSORIA PUO' RIDURSI A UN ANNO" -  "La pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici, per Silvio Berlusconi, potrebbe ridursi fino a un anno di interdizione, perche' le norme alle quali ha fatto riferimento il dispositivo del verdetto prevedono un'interdizione da un anno a un massimo di tre. La misura dunque la rideterminera' la corte di Milano". Lo ha detto l'avvocato Filippo Dinacci, che nel processo Mediaset in Cassazione ha difeso Gabriella Galetto, e che difende l'ex premier in altri procedimenti. 

 

BRUTI LIBERATI - Il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati non ha voluto rilasciare alcun commento alla decisione della Corte di Cassazione di confermare la condanna a 4 anni per frode fiscale di Silvio Berlusconi per il caso Mediaset e di annullare con rinvio la condanna a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici per il Cavaliere, pena accessoria che dovrà essere rideterminata dalla corte d'appello di Milano. Il procuratore Bruti ha spiegato però che "la pena principale è esecutiva ed è eseguibile" non appena la sentenza della Cassazione arriverà in tribunale a Milano.

 

LA CAMERA DI CONSIGLIO - La camera di consiglio è iniziata poco prima delle 13 e si è conclusa poco dopo le 19. I giudici della sezione feriale penale della Cassazione, presieduti da Antonio Esposito, dovevano decidere se confermare o meno la condanna a 4 anni di reclusione (3 coperti da indulto) per frode fiscale - con l'interdizione per 5 anni dai pubblici uffici - per il leader del Pdl, Silvio Berlusconi. Conferma della sentenza della Corte d'Appello di Milano, annullamento secco e quindi assoluzione e, infine, annullamento con rinvio ai giudici di secondo grado: questi i possibili esiti. 

Gli 'ermellini' erano  chiamati a vagliare i ricorsi presentati contro le condanne inflitte dai giudici del merito al leader del Pdl, Silvio Berlusconi (4 anni di reclusione e 5 anni di interdizione dai pubblici uffici), per frode fiscale, agli ex manager di Mediaset, Daniele Lorenzano (3 anni e 8 mesi) e Gabriella Galetto (1 anno e 2 mesi), e al produttore cinematografico Frank Agrama, condannato a tre anni.

 

ESERCITO DI BERLUSCONI A PALAZZO GRAZIOLI - Un grido di esultanza. Così i sostenitori di Silvio Berlusconi, in attesa vicino alle transenne a due passi da via del Plebiscito, hanno accolto il verdetto della Cassazione sulla sentenza Mediaset. Le bandiere di Forza Italia hanno cominciato a sventolare non appena il giudice ha pronunciato la parola "annullamento". Probabilmente i sostenitori del Cavaliere hanno inteso che si trattava di un verdetto che riguardava tutta la condanna e non solo le pene accessorie. Infatti man mano che le notizie dalla Cassazione hanno cominciato ad essere più precise e chiare anche le bandiere sono state ammainate e il clima è cambiato.

L'esercito di Silvio, guidato dal suo leader Simone Furlan, era sotto palazzo Grazioli dal primo pomeriggio, manifestando pacificamente la vicinanza al presidente Berlusconi, in attesa della sentenza della Cassazione sul processo Mediaset. Proprio Furlan aveva annunciato che in caso di conferma della condanna il movimento "ha pronte già manifestazioni di protesta", mentre dai parlamentari del Pdl si aspetta "le dimissioni immediate di tutti messe nelle mani di Berlusconi". Intanto da questa mattina le forze dell'ordine avevano chiuso l'accesso da piazza Venezia e transennato fino alla fine di via del Plebiscito all'altezza di piazza del Gesù.

 

MANIFESTANTI DAVANTI ALLE TRANSENNE - Blindati e uomini delle forze dell'ordine davanti a palazzo Grazioli e alla Cassazione. E gruppi sparuti di persone che si affacciano alle transenne e si fermano per fare ipotesi e commentare il possibile esito della sentenza Mediaset, che vede coinvolto l'ex premier Silvio Berlusconi. "Se confermeranno la condanna per Berlusconi tornero' con lo champagne", dice qualcuno. Per qualcun altro "qualsiasi sentenza va bene, vogliamo solo che la legge sia uguale per tutti, per questo bisogna avere fede nei giudici". Da due giorni ormai le forze dell'ordine presidiano la residenza dell'ex premier e la sede dalla Cassazione a piazza Cavour, per monitorare qualsiasi eventuale sit-in estemporaneo soprattutto dopo l'esito della sentenza, prevista nel pomeriggio. Un coordinamento di cittadini, guidato dal leader del Popolo Viola Gianfranco Mascia, ha gia' annunciato la sua presenza nelle prossime ore.

 

I COMPITI DEI GIUDICI - La Cassazione non giudica sul fatto ma sul diritto: è giudice di legittimità. Ciò significa che non può occuparsi di riesaminare le prove, bensì può solo verificare che sia stata applicata correttamente la legge e che il processo nei gradi precedenti si sia svolto secondo le regole (vale a dire che sia stata correttamente applicata la legge processuale, anche in relazione alla formazione e valutazione della prova, oltre che quella del merito della causa).