Milano, 8 marzo 2012 - La Lega Nord fa quadrato intorno a Davide Boni, il presidente del Consiglio regionale indagato per corruzione dalla procura di Milano. Dal Carroccio ipotizzano addirittura un complotto contro il partito, «l’unico che fa vera opposizione al governo». Lo dice chiaramente Giampaolo Dozzo, capogruppo dei lumbard alla Camera: «Ora è toccato a Boni, ma prima c’è stato il caso del nostro deputato Gianluca Pini, che presentò un emendamento sull’introduzione della responsabilità civile dei giudici e venne raggiunto da un avviso di garanzia dopo appena una settimana. Noto una coincidenza temporale».

Sulla stessa linea Attilio Fontana, sindaco leghista di Varese e presidente dell’Anci lombarda: «Una coincidenza di interessi nel colpire la Lega c’è, perché è l’unica che difende gli interessi della gente e mette il dito nell’operato di questo governo. Siamo soli contro tutti, siamo fuori dal coro. È curioso che l’unico partito mai sfiorato prima, venga toccato proprio oggi che è all’opposizione». «Lascio ai cittadini giudicare se sia una coincidenza che nell’ultimo mese dopo che, grazie alla Lega, finalmente un magistrato che sbaglia volendo sbagliare paga, sono state aperte non una ma cinque indagini su uomini della Lega. Se qualcuno sta cercando scorciatoie per farci fuori, sbaglia a capire» insiste Matteo Salvini, europarlamentare e capogruppo del Carroccio in Consiglio comunale.

Nessuno dei leghisti chiedeva le dimissioni di Boni dalla presidenza del Consiglio regionale prima della presa di posizione - via Facebook - di Roberto Maroni, nessuno le chiede dopo. «Boni non si tocca» ha scritto una militante sul social network. «Condivido al 100%» ha commentato l’ex ministro. Niente dimissioni, allora: «In Italia fin quando qualcuno non è condannato si presume innocente — dice l’assessore regionale Monica Rizzi —. Lasciamo lavorare la magistratura».

«La notizia ci ha sorpreso ma non credo che Boni debba lasciare: siamo ancora alla fase delle accuse e mi sembrano accuse molto gonfiate. Teoremi ad uso giornalistico mirati a far passare l’idea che la Lega sia un partito come tutti gli altri» fa eco Igor Iezzi, coordinatore provinciale della Lega. «C’è un’indagine in corso e lasciamo che i magistrati facciano il loro mestiere. Penso e spero che le persone coinvolte nell’inchiesta possano smontare tutte le accuse. Altrimenti in casa Lega chi sbaglia, paga» dice Salvini.

«Prima di parlare di dimissioni — insiste il consigliere comunale Alessandro Morelli — bisogna accertare i fatti. Ma comunque vada, un caso isolato non può fare della Lega un partito di mariuoli». Preoccupati, i leghisti, del danno di immagine, qualora fosse confermato che i soldi delle presunte tangenti fossero distribuiti a esponenti locali del partito. «La Lega — dice Salvini — è fatta da migliaia di militanti che si autofinanziano, non abbiamo né voglia né bisogno di raccattare soldi in altri modi». «Nelle casse della Lega non è arrivato nulla» conclude la Rizzi.

di Giambattista Anastasio