Milano, 3 agosto 2011 - Dietro al fascicolo 712 c’è una storia che ha dell’incredibile e che chiama in causa, per la seconda volta da quando è cominciata l’inchiesta sulla Tangentopoli sestese, Atm e la gestione del trasporto pubblico, con la Caronte di Piero Di Caterina, che dal 1997 gestisce la linea autobus 712 fra Cinisello, Sesto e paesi limitrofi, finché Atm nel 2010 non l’esautora vincendo una curiosa gara. Ancora oggi però l’azienda milanese non ha firmato il contratto il servizio e non ha dunque preso in carico, come prescrive una legge regionale, né i pullman né i dipendenti Caronte.

 

Che ci fa quel fascicolo a casa di Filippo Penati, fra la carte che la Guardia di Finanza sequestra la mattina del 20 luglio? «Bella domanda», risponde Di Caterina. E fa due ipotesi: «Ho chiesto invano ai sindaci di Sesto e Cinisello di difendermi. Pure Penati era al corrente della storia. Nessuno ha mosso un dito. O Penati, come da lui sostenuto, non aveva influenza su Giorgio Oldrini e Daniela Gasparini. Oppure era d’accordo con loro per sferrare alla Caronte l’ennesimo colpo basso».


Il sindaco di Cinisello, a scandalo appena esploso, incontra Giordano Vimercati, col quale ha conservato buoni rapporti, la mattina dello scorso 25 luglio alla pasticceria Torti, il salotto di Sesto. Una colazione lunga un’oretta per organizzare il rendez-vous, dopo un paio d’anni, tra l’ex presidente della Provincia e il suo ex capo di gabinetto. Perché? Tornare a fare fronte comune in un momento delicato, evitando così che gli ex amici, oggi indagati, adottino strategie individuali e non di gruppo. Gasparini mediatrice. E con successo: il giorno dopo, il 26, Penati e Vimercati si stringono la mano davanti al bar Grassi.

 

E passano insieme una mezz’ora. Giordano è fresco di un’intervista, dove fra l’altro afferma di aver molte cose da raccontare ai magistrati di Monza. Chissà se parlano pure di quelle allarmanti dichiarazioni, di certo dopo il vertice Vimercati cambia avvocato e si affida allo studio Troyer, lo stesso che difende Gasparini in una casusa, contro chi? Di Caterina. Intanto il titolare della Caronte, accusato dall’architetto Magni di girare armato e di essere aggressivo, chiarisce di avere «da anni un regolare porto d’armi, per ragioni di lavoro». Poi l’accusatore col gusto dell’aneddoto regala il ritratto di una Sesto da bere: «Fra il 2003 e il 2007 Magni era solito organizzare, ogni giovedì, serate milanesi, con cena, privé in discoteca e ragazze immagine. Partecipavano gli imprenditori in vista di Sesto e io venivo sempre invitato. Ora dice che aveva paura di me? Ridicolo».