Milano, 2 agosto 2011 - Filippo Penati grida alla calunnia. L’ex presidente della Provincia di Milano coinvolto in un’inchiesta della Procura di Monza punta il dito contro lo “stillicidio di notizie sulla stampa che riportano ricostruzioni unilaterali e non aggiungono elementi alla tesi accusatoria iniziale ma, anzi, creano una confusione mischiando fatti, date, persone e cifre”.

Penati, insomma, non ci sta a vedersi associato a “fatti che vengono contestati ad altri e spesso, per tenere alta l’attenzione, si e’ ricorsi al riassunto delle puntate precedenti. Di fatto - ha detto l’esponente del Pd - continuano ad esserci soltanto due persone inquisite che mi accusano. Uno con la tesi paradossale di chi chiede la restituzione, dopo 7 anni, delle ‘mazzette’ e l’altro, Pasini, candidato perdente a sindaco di Sesto San Giovanni, che se le calunnie che oggi mi riversa fossero state vere, le avrebbe potuto usare nella campagna elettorale del 2007 ottenendo cosi’ una sicura vittoria”.
 

Ma secondo Penati c’e’ di piu’: “questo signore imprenditore - ha attaccato - nella sua posizione privilegiata in quanto ha a disposizione una tribuna pubblica del consiglio comunale oltre che il ruolo di pubblico ufficiale, arriva a dichiarare, dopo oltre 10 anni, di essere stato costretto a pagare, e di esserlo stato anche in questi ultimi anni mentre e’ consigliere comunale. Infine - ha concluso - trovo incredibile e lesivo della verita’ come viene rappresentata su alcuni media il ritrovamento del denaro in contante durante la perquisizione in casa mia.

Tale denaro proviene interamente dal mio conto in banca, come e’ facilissimo verificare, e non ha nulla a che vedere con le accuse riferite a fatti di 12 anni fa”. Penati ha quindi voluto sottolineare di essere “sereno” e di non avere “nulla da temere. Confido - ha detto - che nel piu’ breve tempo possibile cadra’ questa montagna di calunnie.

 

11MILA EURO - Si trattava di denaro da usare per i viaggi in Italia e all'estero: cosi' Filippo Penati, ex vice presidente del Consiglio Regionale ed ex responsabile della segreteria del leader del Pd Pier Luigi Bersani, ha giustificato gli 11 mila euro in contanti che custodiva in casa, in banconate dal taglio di 50 e 100 euro, rinvenuti dalla Guardia di Finanza lo scorso 20 luglio durante le perquisizioni disposte dalla Procura di Monza nell''ambito dell'indagine su un presunto giro di tangenti per la realizzazione di operazioni immobiliari sulle aree ex Falck e Marelli.

 

"I contanti trovati - ha precisato Penati - non erano in diversi posti ma nella mia camera da letto e sono disponibilita' personali non riconducibili ai fatti che mi sono contestati, vecchi di 12 anni fa. Tengo quel denaro a disposizione per eventuali spostamenti in Italia e all'estero''. Ha poi aggiunto: ''Desidero chiarire tutto
questo per evitare suggestioni che non hanno nessuna ragione d'essere. Ribadisco la mia totale estraneita' ai fatti contestati'' che per Penati si sono tradotti nelle accuse di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti.

 

Gli 11 mila euro trovati dalle Fiamme Gialle, da quanto e' stato riferito, nonostante il sequestro non paiono
al momento essere riconducibili alle vicende per cui Penati e' finito sotto inchiesta con almeno altre venti
persone. Invece, da quanto si e' saputo, nelle otto perquisizioni di due settimane fa e' stato rinvenuto materiale
definito ''interessante'' e che ora e' al vaglio di inquirenti e investigatori.

 

Intanto i pm monzesi Walter Mapelli e Franca Macchia non molto tempo fa hanno convocato in qualità di testimoni i collaboratori e le segretarie di Piero Di Caterina per 'decriptare' nomi e sigle segnati accanto alle
cifre riportate sui documenti contabili che lo stesso imprenditore ha consegnato durante gli interrogatori resi un
anno fa in Procura a Milano. Nomi come ''Big Bruno'', ''Presidente'' e sigle come ''V/P'' o ''DG'' su cui Di Caterina
(anche lui indagato) e' stato interrogato parecchie volte anche dai pm di Monza i quali mesi fa hanno, inoltre, sentito Diego Cotti: si tratta di un altro imprenditore ed ex politico sestese che avrebbe dato un contributo alle indagini e confermato la richiesta di 20 miliardi di lire che sarebbe stata avanzata dall'amministrazione comunale, come ha denunciato anche il suo ex suocero Giuseppe Pasini, per agevolare l'acquisto e la riqualificazione delle aree ex Falck.

 

Sulla vicenda oggi e' intervenuto il sindaco di Sesto Giorgio Oldrini, anch'egli indagato assieme al direttore
generale del Comune Marco Bertoli. Il primo cittadino ha ribadito di non aver ricevuto alcun informazione di
garanzia, cosi' come il dirigente comunale, e ha rivendicato la propria innocenza.