Milano, 25 luglio 2011 - Filippo Penati formalizza le sue dimissioni dalla vicepresidenze del consiglio regionale della Lombardia e ribadisce la propria “estraneità” alle accuse di tangenti che gli vengono contestate mediante una lettera indirizzata al presidente Davide Boni. “Caro Presidente - scrive nella missiva - ti comunico la mia decisione di rassegnare le dimissioni dalla carica di Vicepresidente del Consiglio regionale, come peraltro annunciato anche alla stampa. Devo ribadire anche a te la mia totale estraneità ai fatti che mi vengono addebitati.

 

Sono certo che riuscirò a chiarire positivamente la mia posizione e confido di poterlo fare nel più breve tempo possibile, sorretto dalla coscienza di non aver commesso nulla di illegale. Ora il mio primo obiettivo è quello di recuperare il mio onore e di dare serenita’ alla mia famiglia. Visto il clamore e l’eccezionale esposizione mediatica - aggiunge - penso siano imprevedibili tempi brevi per la chiarificazione dell’intera vicenda e pertanto ritengo opportuno garantire la piena funzionalita’ dell’Ufficio di Presidenza da cui mi sono autosospeso immediatamente dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia, rassegnando quindi le mie dimissioni dall’Ufficio di Presidenza"

 

L'ANNUNCIO - Non  ciel sereno - un'indagine sul capo è come una Spada di Damocle -, ma comunque un fulmine, condito dal fragoroso rumore di un tuono. Filippo Penati si dimette da vice presidente del Consiglio Regionale. E lo fa a modo suo. “E’ mia intenzione trasformare la mia autosospensione in dimissioni - la nota dell'esponente del Pd si apre con la vera notizia -. Ribadisco la mia totale estraneità ai fatti che mi sono contestati, mentre rilevo che non cessano le ricostruzioni parziali, contraddittorie e false indotte da altre persone coinvolte nella vicenda. Sono accusato con una montagna di calunnie da due imprenditori inquisiti in altre vicende giudiziarie che cercano così di coprire i loro guai con la giustizia".

 

Lo aveva già detto Penati nei giorni scorsi che non avrebbe accettato una gogna mediatica a mezzo stampa. Persistendo una politica che lui non reputa giusta, la scelta di uscire di scena. "Non ho mai preso soldi da imprenditori e non sono mai stato tramite di finanziamenti illeciti ai partiti a cui sono stato iscritto. Ora il mio primo obiettivo è quello di recuperare la mia onorabilità, di restituire serenità alla mia famiglia e non voglio che la mia vicenda e la conseguente martellante campagna mediatica creino ulteriori problemi al mio partito. Per questo ho comunicato oggi al segretario Pierluigi Bersani la decisione di autosospendermi da tutte le cariche che attualmente ricopro nel Partito democratico".

 

Voglia di riscatto - "Sono convinto che riuscirò a chiarire tutto e confido di poterlo fare nel più breve tempo possibile forte della consapevolezza di non aver commesso alcun reato. Subito dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia mi sono autosospeso dalla vice presidenza del Consiglio regionale. Ho fin da allora considerato l’autosospensione un fatto transitorio e di breve periodo confidando in un rapido chiarimento della mia posizione. Oggi di fronte all’enorme risalto è improbabile pensare ancora ad una rapida chiusura dell’intera vicenda. Il prevedibile allungarsi dei tempi mi impone quindi di fronte alla necessità di non privare i gruppi consiliari di minoranza del vice presidente in loro rappresentanza. Pertanto è mia intenzione trasformare la mia autosospensione in dimissioni”.

 

LA RIUNIONE - Intanto per domani sera è stata fissata una riunione del coordinamento regionale del Partito Democratico della Lombardia in cui si discuterà della vicenda. Non si sa se l’ex presidente della Provincia sarà presente all’appuntamento nella sede del Pd di via Antonio Da Recanate. Del coordinamento fanno parte i parlamentari, gli eurodeputati, i componenti della direzione nazionale lombardi, gli esponenti della segreteria regionale, il segretario del Pd metropolitano Roberto Cornelli e Carlo Spreafico, che fa parte dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale.