Milano, 9 maggio 2011 - Nichi Vendola, rock star della politica, porta in piazza a Milano diecimila persone in un comizio epocale. Poco prima delle 18 il caldissimo pomeriggio milanese non promette folle oceaniche. E invece, incredibilmente la piazza si riempie all’inverosimile. All’Arco della Pace i fan del governatore della Puglia battono i militanti del Pdl, che sabato al Palasharp erano arrivati appena a seimila. Non manca di sottolinearlo, il leader di Sel che molti vorrebbero come leader nazionale del centrosinistra. «Berlusconi non riesce a riempire la piazza, ha bisogno dei pullman da tutta la Lombardia per il suo comizio al Palasharp».

 Vendola è a Milano per Giuliano Pisapia. Elegantissimo, dall’alto della sua monumentale foga oratoria, sceglie di valorizzare quello che molti vedono come un difetto dello sfidante di Letizia Moratti: «A me Giuliano piace proprio per la sua mitezza. Ed è col suo volto buono, che sconfiggerà la Moratti». Il candidato sindaco del centrosinistra parla prima di Nichi, ma sceglie già il binario culturale vendoliano che affascina tutti: «Il centrodestra ci attacca. È vero, siamo colpevoli. Siamo colpevoli di voler sognare, di volere dopo vent’anni cambiare questa città, e la cambieremo, ve lo garantisco. Fra tre settimane». Crede nel ballottaggio, Pisapia. E nell’essere «gentile ma forte». Applauditissimo il candidato sindaco.

 

Vendola prende la parola dopo di lui, ed è il delirio. Tra la folla si contano anche tre malori. Lui attacca, principalmente la Lega, forse l’avversario più temibile per il centrosinistra a queste comunali: «Borghezio, in uno di quei suoi momenti di concentrazione teoretica, ha detto che Napoli deve finire in una discarica. Invece io che sono terrone, sono qui a dire che Milano è meravigliosa». Ma ne ha per tutti, per il «ritorno ossessivo alla bellezza femminile di questa classe dirigente un po’ patetica». Per Daniela Santanchè, con i suoi tacchi a spillo e il sorriso stampato sul volto: «Ma in quali rotocalchi d’anteguerra avete recuperato questo repertorio di archeologia femminile?». Poi passa agli attacchi più diretti. Al premier che vuole «estirpare il cancro dei pubblici ministeri» ribatte che così «privatizza la Giustizia», e ricorda e rende omaggio invece «ai ventisei magistrati uccisi dalla mafia».

Se la prende ancora con la Lega, che «non vuole cacciare gli immigrati, perché se per un sortilegio tutti gli stranieri sparissero, non avremmo più di che pagare le nostre pensioni. Non li vogliono cacciare, li vogliono in un cono d’ombra, li vogliono mettere in competizione con i precari per una contesa tra ultimi e penultimi della società». Ancora contro il Carroccio: «A volte si ha l’impressione che gli unici meridionali che piacciono ai leghisti sono quelli della ’ndrangheta». E ancora: «Il celodurismo di Bossi finisce nel bromuro di palazzo Chigi, la Lega Nord ci ha abituato allo stile stop and go, tirano la corda e prima che si spezzi si fermano ma adesso hanno il problema di ingannare una base leghista perché ci sono le dinamiche di Roma ladrona ed evidentemente c’è anche una Lega ladrona». Il finale da apoteosi di applausi: «Sconfiggeremo Berlusconi con l’eleganza di una grande passione civile». E sono in tantissimi, a non trattenere le lacrime.