Milano, 18 aprile 2011 - Non sono tanti ma nemmeno pochi. Sicuramente un segnale. Su 232 Comuni lombardi, in 48 realtà la Lega Nord corre da sola. Un venti per cento che inevitabilmente, tranne taluni casi in cui il Carroccio è dominante, finirà per favorire il centrosinistra e rendere le cose più difficili al Pdl. D’altronde l’astensione del Pd a Roma durante l’ultima tornata di voto sul federalismo, che ha fruttato l’approvazione dell’ultimo decreto attuativo, il più pesante, meritava una ricompensa.

E comunque il diktat del segretario Bossi al Consiglio Federale era stato: si chiede la deroga per andare col Pdl, non per correre da soli. Ovviamente sono soprattutto in provincia di Bergamo i Comuni della sfida: Caravaggio ad esempio, dove il Carroccio è forte ed è andato quasi sempre da solo, Cologno al Serio, Ponte San Pietro, tredici in tutto. Poi nove in provincia di Brescia, sei in zona Varese tra cui quello fondamentale di Gallarate, sei anche fra Milano e Martesana, uno a Como (San Fermo della Battaglia), due a Cremona; a Lodi Corno Vecchio, paese di soli 218 abitanti, quattro a Monza dove spicca il caso Desio: lì la giunta è caduta per problemi legati a inchieste sulla criminalità; e poi c’è Biassono, dove il partito del senatur riesce a esprimere personalità di rilievo. Quattro a Mantova, dove spiccano gli ottomila votanti di San Benedetto Po, e a Pavia Borgarello e Gropello Cairoli.

«La Lega ci tiene a rimarcare la propria identità — spiega Paolo Grimoldi, giovane deputato monzese —, con gli amici del Pdl c’è tanta collaborazione, e infatti nei capoluoghi e nelle province non è neanche stata presa in considerazione l’idea di andare da soli. Però sulle realtà locali le differenze ci sono. Il Pdl è di manica larga nelle nuove costruzioni, mentre noi siamo più attenti alla difesa del territorio. Nella maggior parte dei casi ha inciso questo problema della cementificazione, cui noi siamo contrari. Poi quando si dà la possibilità alla base di scegliere, è chiaro che emergono le differenze. Restiamo fedeli a Berlusconi, ma ricordiamo che la Lega ha un’identità. In alcuni casi, se andiamo al ballottaggio siamo comunque sicuri di vincere. In altri abbiamo preferito correre col rischio di perdere, pur di non andare in una coalizione in cui avremmo avuto problemi sin dal giorno dopo le elezioni».