Milano, 24 marzo 2011 - Finora ha lasciato che a parlare fossero il suo portavoce e il suo legale. Ora, reduce da una settimana a Santiago de Compostela («Pellegrinaggio previsto da tempo, non sono scappata come qualcuno ha voluto far intendere»), Monica Rizzi racconta la sua versione dei fatti. Dichiarazioni centellinate, anticipazioni della nota che il suo staff sta preparando da giorni per replicare alle accuse fin qui mosse all’assessore regionale a Sport e Giovani della Lega Nord, l’assessore senza laurea. Già, classe 1969, bresciana, la Rizzi deve gli onori delle cronache a Marco Marsili. Il giornalista e direttore de «La Voce» on line è stato cacciato a inizio marzo dalla segreteria politica dell’assessore. Marsili ha legato l’allontanamento al suo ultimo libro: «Onorevole bunga-bunga. Berlusconi, Ruby e le notti a luci rosse di Arcore», titolo che non ha bisogno di spiegazioni. I «mandanti» dell’operazione sarebbero, secondo Marsili, Renzo Bossi, figlio del Senatur, oggi consigliere al Pirellone, e l’onorevole bresciano Davide Caparini. Ma l’assessore ha sempre negato che il siluramento fosse dovuto al libro: «È venuto meno il legame di fiducia», si è limitata a dire la Rizzi. Quindi ecco Marsili che rende nota un’ispezione della polizia giudiziara - il 21 gennaio scorso - negli uffici dell’assessore. Motivo? Far chiarezza sui titoli di studio conseguiti dalla leghista: la Rizzi avrebbe millantato una laurea in Psicologia mai conseguita. L’ipotesi di reato è abuso del titolo di psicologo. L’assessore ha risposto querelando Marsili.

Il riferimento al titolo universitario è comparso sul sito internet della Regione Lombardia, sulla pagina che delinea il profilo dell’assessore, il suo percorso di studi, quello professionale e politico. Dal 2002 al 2010, la Rizzi, già assessore ai Servizi sociali del Comune di Darfo Boario Terme (Brescia) avrebbe partecipato a convegni sugli abusi a minori in qualità di psicoterapeuta infantile. Nel 2005 la Rizzi ha ottenuto una consulenza da mille euro dalla Provincia di Brescia per l’attuazione del progetto «Equal», un progetto dell’Unione Europea per lo sviluppo delle «imprese sociali nella gestione dei parchi e del territorio». Nel curriculum di candidatura, l’assessore regionale avrebbe indicato, allora, un diploma conseguito ad un corso di specializzazione in Psicologia infantile a Ginevra. Corso e diploma a cui si può accedere, però, solo dopo aver concluso i cinque anni di Medicina. è la stessa Rizzi, ora, a replicare ad alcune delle accuse. E a suo sostegno arrivano anche le precisazioni di Innocenzo Sala, dal 2002 direttore Affari generali della Provincia di Brescia.
 

«Sto cercando di capire il perché di tanto accanimento nei miei confronti. Non ho mai detto di essere laureata — sono le prime parole dell’assessore leghista —. Non ho una laurea, ho un diploma in Ragioneria e mi sono impegnata fin da adolescente nel volontariato». Per giorni è stata irreperibile. «Sono andata una settimana a Santiago de Compostela — spiega —, non sono mica scappata per via di questa vicenda, come qualcuno ha cercato di far intendere». Niente laurea ma più di un convegno sui temi dell’infanzia. «Non vi partecipavo affatto in qualità di psicoterapeuta infantile ma, semplicemente, come assessore del Comune di Darfo Boario Terme». Sul riferimento a un titolo universitario comparso sul suo profilo nelle pagine web del sito della Regione, l’assessore e il suo staff si limitano a dire che stanno cercando di vederci chiaro. A scagionare la Rizzi dall’accusa di aver millantato il possesso di una laurea in psicologia per ottenere, nel 2005, la consulenza da mille euro per conto della Provincia di Brescia, pensa Innocenzo Sala, dal 2002 direttore Affari regionali dell’ente. «Allora non occorreva una laurea per potersi candidare a quel tipo di consulenza — spiega Sala —, in questo senso, l’attribuzione della consulenza a Monica Rizzi non ha motivo di essere contestata. La normativa è cambiata solo di recente». «è passato qualche anno — aggiunge Sala — ma non mi pare che allora la Rizzi, nell’avanzare la candidatura, abbia fatto riferimento ad una laurea. Mi pare, piuttosto, che facesse riferimento ad una scuola di specializzazione». Quale scuola? Quella di Ginevra? Sul punto l’invito che giunge dallo staff dell’assessore regionale è pazientare. Tra qualche giorno, raccolti i fatti e i documenti del caso, anche al mistero della specializzazione sarà data - assicurano i collaboratori della Rizzi - una spiegazione.