Milano, 27 gennaio 2011 - Il giorno dopo le dimissioni, è il momento delle riflessioni. Il presidente della Provincia Guido Podestà da martedì non è più il coordinatore lombardo del Popolo della Libertà. Dimissioni provocate dalla difesa non troppo convinta di Nicole Minetti, la consigliera regionale pidiellina indagata per favoreggiamento alla prostituzione in relazione al caso Ruby? Podestà nega.

Presidente, allora perché il passo indietro?
«Mi sono dimesso perché ho troppe cose a cui pensare. Bisogna rendersi conto che c’è un limite temporale per mantenere più incarichi. Milano andrà al voto e non sarà una passeggiata. Anche le Province di Mantova, Pavia e Varese e altri 250 Comuni andranno alle urne. Alla guida del Pdl in Lombardia adesso serve una persona che non abbia doppi o tripli incarichi e possa dedicare tutto il suo tempo al partito. Le mie dimissioni sono un fatto di responsabilità».

Il caso Minetti non c’entra nulla?
«Ma cosa vuol dire il caso Minetti? Io credo di aver chiarito fin dall’inizio che trovo indegno che si possano fare processi a mezzo stampa o in televisione. È un principio di democrazia che chiunque abbia la possibilità di difendersi. Ma un conto è affermare dei principi. Se invece mi si chiede di urlare, io non sono una persona che urla. Ma nessuno mi ha chiesto di farlo».

Un’altra «accusa» a suo carico: Sara Giudice ha raccolto firme per le dimissioni della Minetti e nessuno l’ha fermata.
«In un partito che si richiama alla libertà ci sta che una persona la pensi diversamente. Anche se io ritengo sbagliatissima la posizione della Giudice».

Ma la Giudice è iscritta o no al Pdl?
«È stata eletta in Consiglio di Zona. Ma non ha rinnovato la tessera del partito».

Si parla di Mantovani come nuovo coordinatore. È la persona giusta?
«Per ora non c’è nulla di ufficiale. Sento tanti nomi: Licia Ronzulli, Lara Comi, Massimo Buscemi... Qualunque decisione sarà presa da Berlusconi e dai vertici del partito la rispetterò».