Milano, 26 gennaio 2011 - L'addio di Guido Podestà ai vertici del Pdl lombardo cade nel silenzio dei principali esponenti istituzionali del partito. Non una dichiarazione ufficiale da Letizia Moratti, non una da Roberto Formigoni. Di una successione alla guida del movimento in Lombardia si parlava da tempo. Lo stesso Podestà ne aveva parlato diverse volte con i suoi stessi collaboratori. Da almeno un paio di mesi, con le elezioni comunali alle porte, si pensava a un cambio al vertice. Ma non così improvviso, quasi precipitoso.

Piovono ringraziamenti, sinceri o di circostanza, ma il silenzio del sindaco di Milano e del governatore lombardo, schierato in prima linea nella difesa della consigliera regionale Nicole Minetti, indagata per favoreggiamento della prostituzione, stanno a testimoniare un isolamento, un imbarazzo. Che fa seguito, a un giorno di distanza, all’assenza di Podestà al vertice di Arcore, dove Letizia Moratti ha discusso col premier Silvio Berlusconi della prossima campagna elettorale. A parlare, con una nota risicata, è il coordinatore nazionale del Pdl e ministro della Difesa, Ignazio La Russa: «Rispetto la decisione di Podestà che ha scelto di dedicare tutto il suo impegno politico alla conduzione della Provincia di Milano, ma sento il dovere di manifestargli il ringraziamento più sincero per come ha condotto in questi anni il Pdl lombardo portandolo a vincere tutte le elezioni che si sono susseguite dalla nascita». Inevitabile, però, riscostruire fra le ipotetiche cause delle dimissioni anticipate una certa freddezza di Podestà nei confronti della bella Minetti. Forse acuite dalla mancanza di provvedimenti disciplinari contro Sara Giudice, la consigliera di zona che contro la Minetti ha raccolto quasi 6mila firme. Del caso al vertice lombardo di lunedì in viale Monza non si era discusso. Probabilmente per non provocare una spaccatura nel gruppo. Segno forse che la giovane dissidente, che ha ingaggiato una guerra personale contro la Minetti, non è poi così isolata.

 

A conferma, comunque, che le dimissioni di Podestà, ancorché anticipate, non siano giunte in modo del tutto inatteso, c’è la rapida scelta del suo sostituto, sebbene non ancora ufficializzata. Per qualche tempo si era parlato di un derby fra l’eurodeputata azzurra Lara Comi e il navigatissimo sottosegretario alle Infrastrutture, Mario Mantovani, sindaco del piccolo comune di Arconate, che qualche anno fa concesse la cittadinanza onoraria alla mamma del premier. Ottimi i rapporti, improntati alla fiducia, fra Berlusconi e Mantovani, che non ha comunque mai nascosto il feeling con Guido Podestà. Lara Comi, però, sarebbe ormai fuori partita. E l’arrivo di Mantovani ormai scontato. A fare il suo nome, anche il capogruppo Pdl a Palazzo Marino, Giulio Gallera: «Le dimissioni di Podestà ci hanno colto di sorpresa; del resto, in questi anni ha dato tanto al partito e resterà un importante punto di riferimento — afferma —. Siamo contenti, d’altro canto, che al suo posto possa arrivare Mario Mantovani, che ha fatto del rapporto con il territorio e della militanza due capisaldi della sua azione politica». Gallera però mostra di dare credito alla versione ufficiale: «Credo che l’avvicendamento sia legato ai tanti impegni istituzionali di Podestà. Escludo che il caso Minetti abbia influito sulla decisione».