Milano, 19 gennaio 2011 - Nasce il Terzo Polo in versione milanese e l’assessore dell’Udc Gianni Verga si dimette dalla Giunta comunale guidata dal sindaco Letizia Moratti. Dimissioni che saranno presentate oggi dall’assessore, come preannunciato ieri pomeriggio dal leader centrista Pier Ferdinando Casini: «Voglio ringraziare Verga per il lavoro svolto e per la sensibilità con cui ha ritenuto opportuno delegare al sindaco la decisione se deve o meno rimanere in Giunta in questi ultimi due mesi». Insomma, il cerino torna subito nelle mani della Moratti, che in serata respinge le dimissioni dell’assessore centrista: «Se Casini ha detto che sono io a dover decidere, il mio desiderio è che Verga rimanga in Giunta. L’assessore ha sempre lavorato coerentemente al programma elettorale e alle attese dei cittadini».

 

Il caso Verga è chiuso. Ma il centrodestra milanese si spacca. Sì, perché ieri a pranzo al ristorante Savini in Galleria Vittorio Emanuele i protagonisti del Terzo polo, anzi del Polo della Nazione in salsa meneghina (Udc, Futuro e Libertà, Alleanza per l’Italia e Liberaldemocratici), hanno assicurato che entro 15-20 giorni («comunque entro l’11 febbraio, data del congresso di Fli a Milano», precisa la finiana Tiziana Maiolo») sarà presentato il candidato sindaco alternativo sia alla Moratti che al candidato del centrosinistra Giuliano Pisapia. Chi sarà l’aspirante primo cittadino «terzopolista»? I nomi più gettonati sono il giornalista Salvatore Carrubba, l’avvocato Umberto Ambrosoli (figlio dell’«eroe borghese» Giorgio Ambrosoli), il banchiere Roberto Mazzotta, ma anche gli ex assessori comunali Edoardo Croci e Stefano Zecchi. Nel pomeriggio, nella sede dell’Udc di via Silvio Pellico, Casini di nomi non ne fa («di rose ce ne sono anche troppe») ma parla di liste. «Non escludiamo che i partiti facciano un passo indietro — sottolinea il numero uno dell’Udc —. Gli enti locali sono il terreno classico delle liste civiche. Ma per ora è solo un’ipotesi». Casini, infine, spende parole di stima per la Moratti, che ha incontrato ieri sera («il sindaco ha ottenuto l’Expo 2015») che per Pisapia («apprezzo la sua cultura garantista») e conclude così: «A Milano non ci sono solo La Russa e Vendola».

 

Al Savini, qualche ora prima, il battesimo del Terzo polo alla meneghina. Non a caso il piatto più ordinato è il risotto alla milanese. Il finiano Giuseppe Valditara lega il progetto politico per la città al caso Ruby: «È nostra intenzione ridare alla capitale morale del Paese il ruolo che ha sempre avuto. Al centro del nostro programma ci saranno tre parole: sobrietà, onestà e laboriosità». Ogni riferimento all’ultima inchiesta giudiziaria legata al premier Silvio Berlusconi è puramente voluto. Il parlamentare Udc Pierluigi Mantini rincara la dose: «Dopo la Milano da bere, la Milano del bunga bunga. Ora basta». Inutile negarlo, il Terzo polo spera che i problemi del Cavaliere facciano franare il Pdl. «Il nostro obiettivo è arrivare al ballottaggio, ci aspettiamo un ottimo risultato elettorale», dice a chiare lettere il futurista Valditara. Un annuncio che però rischia di spaventare più il centrosinistra di Pisapia che il centrodestra. Tant’è. Lunedì prossimo è in programma una riunione di coordinamento del Polo della nazione. E a Palazzo Marino i quattro consiglieri «terzopolisti» — il centrista Pasquale Salvatore, la finiana Barbara Ciabò e il rutelliano Carlo Montalbetti, oltre al presidente del Consiglio Manfredi Palmeri che è di Fli — vogliono agire come un unico gruppo politico.