Milano, 21 novembre 2010 - La discesa in campo può attendere. Gabriele Albertini si trincera in un rigido catenaccio. L’ex sindaco, attualmente europarlamentare del Popolo della Libertà, si presenta all’assemblea milanese dell’Udc, incassa molti applausi ma non scioglie ancora il nodo sulla sua candidatura alle elezioni comunali della prossima primavera. Il pressing dei cronisti non sortisce alcun effetto. Albertini è netto: «Non ho nessuna autocandidatura da presentare, ho avuto offerte anche oggi (ieri, ndr), chiedete a chi mi ha fatto queste offerte».

L’ex numero uno di Palazzo Marino, naturalmente, non svela chi sono i suoi «corteggiatori». Eppure non è difficile immaginare i partiti (Futuro e Libertà e Udc, in primis) che vorrebbero Albertini in corsa per Palazzo Marino con un terzo polo pronto a sfidare l’attuale sindaco Letizia Moratti e il candidato del centronistra Giuliano Pisapia. Il presidente dei centristi, Rocco Buttiglione, lo dice a chiare lettere: «Il nostro candidato sindaco? Lo sanno tutti: Albertini». Ma lui è pronto a diventare il condottiero del terzo polo alle Comunali? Il segretario milanese dell’Udc, Pasquale Salvatore, commenta: «Se son rose fioriranno. Ma non dobbiamo tirare per la giacchetta Albertini».

 

Per scendere in campo Albertini ha fissato una condizione che ancora non si è verificata e che rischia di restare solo un sogno: l’appoggio, o almeno la desistenza, del Pd alla sua candidatura. Nessun accordo, per ora, con il centrosinistra. Nessuna prospettiva di ricandidatura con il centrodestra. Un po’ perché il leader del Pdl Silvio Berlusconi ormai ha dato il suo «in bocca al lupo» alla Moratti per le prossime Comunali, un po’ perché lo stesso Albertini dice di non essere disponibile per un ritorno da centravanti nella stessa formazione che l’ha appoggiato a Palazzo Marino quando era primo cittadino: «Non ho mai avuto il minimo desiderio di rifare il sindaco con il Pdl e con la Lega perché l’ho già fatto per nove anni. La minestra riscaldata in rari casi è meglio e comunque non dopo cinque anni».

La candidatura con il terzo polo, invece, rischia di favorire Pisapia. Un rischio sottolineato da Giampaolo Landi di Chiavenna, uscito da Fli e rientrato nel Pdl anche per questo motivo. Albertini ammette che «questo rischio può esserci se si dividono i voti moderati, ma credo sia poco probabile. La sinistra antagonista, pur incarnata da una persona moderata e per bene come Pisapia, credo abbia poche possibilità di prevalere a Milano anche in un ipotetico secondo turno contro la Moratti». Non manca, infine, una stoccatina albertiniana nel confronto tra lui e l’attuale sindaco: «Noi abbiamo investito 6 miliardi di euro in nove anni. Negli ultimi cinque anni, invece, credo che si arriverà a 1,8-2 miliardi di euro. Qualcosa è mancato».