La Moratti sferza Pisapia: "Non fai rivoluzioni in 5 anni"

«Macché cupa, la mia città aveva conti ok e appeal» di Giambattista Anastasio

Letizia Moratti, ex sindaco di Milano

Letizia Moratti, ex sindaco di Milano

Milano, 26 marzo 2015 - Dopo la bruciante  e inattesa sconfitta patita alle elezioni comunali del maggio 2011, non ne ha più voluto sapere della politica. Cercata a più riprese e da più parti, l’ex sindaco Letizia Moratti in questi 4 anni è rimasta ferma nel suo proposito come una montagna nella sua valle: mai una parola sulla nuova amministrazione guidata da colui che l’ha battuta, Giuliano Pisapia. Qualche uscita sull’Expo, vero. Ma come poteva essere diversamente? L’Esposizione l’ha voluta e ottenuta lei. Ben più di un’uscita, invece, sul sociale (è cofondatrice della Fondazione San Patrignano) e sulla finanza sociale, le attività che occupano le sue giornate. Come quella di ieri: la Moratti era al convegno della Fondazione Sodalitas. Tema, manco a dirlo: l’impatto della finanza sul sociale. È qui che l’ex sindaco, sia pur su esplicita richiesta, ha infranto il fioretto del maggio 2011, ha rotto indugi e silenzio sul nuovo corso arancione e sui suoi tormenti. Si è levata i classici sassolini dalla scarpa.

Fachin MILANO - 11/03/2015 - VIA DURANDO POLITECNICO - PRESENTAZIONE POSITIVE ECONOMY FORUM SAN PATRIGNANO - LETIZIA MORATTI - FOTO FURLAN/NEWPRESSIl sindaco di Milano Giuliano Pisapia, in occasione della cerimonia di consegna a Expo Milano 2015 della flotta di vetture di Fiat Chrysler Automobiles, 24 marzo 2015, ANSA/DANIEL DAL ZENNAROGIULIANO PISAPIA POLITICOLetizia MorattiLA DECISIONE Giuliano Pisapia, sindaco di Milano, ha comunicato la sua intenzione di non ricandidarsi alla carica tra 14 mesi

La scelta di Giuliano Pisapia di non ricandidarsi non l’ha stupita: «Queste valutazioni attengono a tanti elementi che spetta al singolo prendere in considerazione. Non mi sento – aggiunge con fair play – di esprimere né commenti né giudizi». Ci sono, però, aspetti che la Moratti tiene a sottolineare e precisare. I sassolini, appunto. Ieri fu travolta dalla retorica, a metà tra enfasi e realtà, della «rivoluzione arancione». Oggi l’ex sindaco dice al profeta di quella rivoluzione che «5 anni non sono assolutamente abbastanza per cambiare una città». «Io mi ricandidai perché ritenevo di non aver ancora concluso quello che pensavo fosse utile a Milano». Detto altrimenti: l’avvocato ha lasciato a metà dell’opera. Parole che arrivano nello stesso giorno in cuio l’attuale sindaco, da Roma, ribadisce: «Non ho mollato una barca che affonda: c’è un impegno che ho preso con la città quattro anni fa e voglio proseguire fino alla fine del mandato. La rivoluzione arancione non ha fallito, Milano è cambiata».

Anche domenica, Pisapia ha rivendicato di aver praticato, dal 2011, «un’idea di politica e di governo diversa dal passato», di «aver praticato il buon governo» e trasformato Milano «nella città delle occasioni» facendola uscire da «anni cupi». Rieccola, allora, la Moratti: «Il New York Times, sotto la mia sindacatura, la incluse tra le 4 città da visitare al mondo: così cupa non era». Non basta, ancora. Il buco da 500 milioni di euro denunciato da Pisapia appena insediatosi a Palazzo Marino: «Io ho lasciato un bilancio comunale in attivo di 48 milioni» dice la Moratti. Poche parole, ma col pepe.

giambattista.anastasio@ilgiorno.it

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