Pierfrancesco Favino: "Sono stato il Libanese a Milano sarò Arlecchino"

Il Libanese di “Romanzo Criminale”. Per tanti rimane sempre lui, la testa calda a capo della Banda della Magliana. Oppure Davide, lo scrittore di favole protagonista di “Saturno contro” di Ozpetek. Splendido. O ancora, il Bartali che andava a vincere sulle montagne francesi, con “quegli occhi allegri da italiano in gita”. Insomma, Pierfrancesco Favino negli ultimi dieci anni ha dato vita ad alcuni dei più bei ruoli cine-televisivi di Diego Vincenti

Pierfrancesco Favino (Olycom)

Pierfrancesco Favino (Olycom)

Milano, 16 settembre 2014 - Il Libanese di “Romanzo Criminale”. Per tanti rimane sempre lui, la testa calda a capo della Banda della Magliana. Oppure Davide, lo scrittore di favole protagonista di “Saturno contro” di Ozpetek. Splendido. O ancora, il Bartali che andava a vincere sulle montagne francesi, con “quegli occhi allegri da italiano in gita” (Paolo Conte). Insomma, Pierfrancesco Favino negli ultimi dieci anni ha dato vita ad alcuni dei più bei ruoli cine-televisivi. Eppure... Eppure è dal teatro che ha cominciato, studente della Silvio D’Amico e poi con Luca Ronconi quand’era giù al Teatro di Roma. Ovvio che venisse voglia di tornare sul palcoscenico. E così è stato in questi mesi con “Servo per due” di Richard Bean, praticamente un adattamento inglese de “Il servitore dei due padroni” goldoniano, ambientato a Brighton negli anni Sessanta. Un successone. Che arriverà anche a Milano dal 9 dicembre, ospite della nuova stagione del Manzoni (www.teatromanzoni.it). Una stagione presentata ieri, suddivisa in quattro rassegne (prosa, cabaret, Manoni Family e Manzoni extra) e ricchissima di titoli e di nomi, fra cui Anna Galiena, Giuseppe Fiorello, Sabrina Ferilli, Antonio Catania, Covatta, Migone, Barbareschi.

Favino, finalmente arriva anche a Milano. «Già, in tanti ce l’hanno chiesto in questi mesi. Palcoscenico e piazza importantissimi, non nascondo una certa emozione».

La produzione è imponente. «Una vera follia, che abbiamo potuto realizzare solo grazie ai produttori e impegnandoci noi in prima persona. Pensi che con il mio gruppo Denny Rose siamo 23 persone a rotazione sul palco, oltre a quattro musicisti, l’Orchestra Musica da Ripostiglio. Tutti pagati uguali, s’intende Un’avventura faticosa e bellissima, che ci ha messo alla prova con lezioni di musica, canto, acrobazie, danza, clownerie».

Ma sarà lei l’”Arlecchino” o quel che ne rimane? «Sì, ma bisogna scordarsi Goldoni! C’è il circo, il varietà, la rivista. Interagiamo col pubblico in platea. Finora è piaciuto moltissimo, la gente esce canticchiando, ci scrive entusiasta. Magari vengono per il mio nome in locandina e poi scoprono uno spettacolo ben fatto, che li soddisfa».

Cosa significa per lei il teatro? «È da dove provengo, lo considero fondamentale per qualsiasi attore, il luogo dove ci si corrobora e ci si mette in discussione. Quando andavo agli spettacoli dei colleghi provavo sempre una specie di invidia e ora vorrei riprendere a farlo con più costanza, nonostante i tantissimi impegni».

Ecco, dove la si vedrà nelle prossime settimane? «È appena uscito “Senza nessuna pietà”, l’opera prima di Michele Alhaique, di cui sono anche coproduttore. Mentre a proposito di Milano, a ottobre sulla Rai avrò il grande piacere di essere protagonista della fiction dedicata a Giorgio Ambrosoli».

Diego Vincenti

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