Mercoledì 24 Aprile 2024

La partitella finisce in rissa, negli spogliatoi arriva la polizia

Calcio violento, a 15 anni spacca il naso all’avversario di Giulio Mola

Polizia

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Milano, 22 dicembre 2014 - Doveva essere una semplice amichevole natalizia per divertirsi e sgranchirsi le gambe, senza punti in classifica e senza il pensiero della scuola il giorno dopo. Invece, ancora una volta, una partita fra adolescenti è finita male. Malissimo. Il fatto è accaduto ieri mattina in un centro sportivo di semiperiferia, nella zona nord-ovest di Milano. Di fronte due squadre del campionato allievi provinciale, in un match dove però non ci sono punti in palio. Ma già in partita i momenti di tensione sono parecchi: qualche intervento un po’ rude (per quanto possano essere “scomposte“ le azioni di ragazzini di 14-15 anni) e tante parole fuori posto. L’arbitro vede e sente, ma decide di far finta di nulla (in campo) per non rovinare il match. Ma un giocatore della squadra ospite (dell’hinterland milanese), più esagitato degli altri, continua con il suo atteggiamento violento e provocatorio nei confronti dei padroni di casa anche dopo il triplice fischio. Al rientro negli spogliatoi il peggio: il ragazzo alza la voce, quasi viene alle mani con un avversario, poi con uno scatto d’ira gli sbatte una porta in faccia, colpendolo in pieno volto. Peggio di un pugno, perché esce sangue e per ricucire la ferita occorrono punti di sutura. Scoppia il caos, perché il colpevole non si defila, anzi, sembra voler continuare. E chi lo accompagna (pare ci fosse un dirigente-genitore) certo non fa di tutto per calmarlo.

A quel punto i padroni di casa, spaventati, chiedono l’intervento delle forze del’ordine. Solo alla vista delle pattuglie, che arrivano pochi minuti dopo, il calciatore violento si “spaventa“ e si tranquillizza. Ma probabilmente questo non gli eviterà una pesante sanzione. «Ho visto tutto», assicura l’arbitro ai dirigenti di casa prima di lasciare il centro sportivo. Si attende una maxi-squalifica. Meglio, una pena esemplare. Perché stiamo parlando di adolescenti, di partite dove si continua a “invocare“ il terzo tempo e invece si finisce a botte. Quello che si chiude, da questo punto di vista, è stato un anno nerissimo in Lombardia: violenza in tutte le categorie giovanili, persino nei campionati “pulcini“. Con i genitori che non danno il buon esempio e con i figli che si distinguono in atti di violenza gratuita. Il più grande autogol per chi sogna di diventare un calciatore.