Giovedì 25 Aprile 2024

Fallimento familiare: la soluzione salvavita che nessuno applica

Federconsumatori rilancia ai propri sportelli le procedure per saldare i debiti previste dalla legge 3 del governo Monti di Luca Zorloni

Gianmario Mocera guida Federconsumatori Lombardia (Newpress)

Gianmario Mocera guida Federconsumatori Lombardia (Newpress)

Milano, 20 dicembre 2014 - Debiti per ripianare altri debiti. Nell’Italia della lunga recessione dal 2010 al 2013 il credito al consumo è tutt’altro che in crisi, anzi ha guadagnato quote su una percentuale considerata già alta, passando dal 59% al 61%, come evidenzia un’indagine del Forum Ania-Consumatori. Si spende, sì, ma spesso si chiedono soldi per tappare le falle di altri prestiti. Mentre il reddito familiare si riduce al lumicino, cresce il bubbone del sovraindebitamento. E il crac, osservano in Federconsumatori Lombardia, è dietro l’angolo. Con conseguenze estreme: creditori alla porta, casa pignorata, suicidi. Mentre basterebbe un «fallimento controllato», come succede per le aziende che portano i libri in tribunale, per dare fiato al debitore e ai creditori le somme dovute.

La soluzione, in effetti, esiste già. «È la prospettiva aperta dalla legge 3 del 2012, emanata dall’allora governo Monti, che prevede il concetto di “default familiare”», spiega Gianmario Mocera, presidente di Federconsumatori Lombardia. Finora però il provvedimento è rimasto nei cassetti. Perché? Da un lato c’è la «scarsa informazione sulla procedura», osserva Mocera. Tanto che l’associazione si è impegnata, attraverso i propri sportelli, a farla conoscere alle famiglie. Dall’altro pesa anche lo scarso numero di omologhe a concordati di fallimento individuali finora accolte dai tribunali in Italia. Se ne contano tre: due a Catania e una a Pistoia. «A settembre a Milano ho proposto un piano che non è stato approvato, a Pavia ci hanno detto no», spiega Maria Brancaccio Benenti, avvocato dell’associazione. Non è tanto una questione di nuove carte sulle scrivanie già affollate dei giudici fallimentari, quanto un problema di forma. Per accedere alla procedura di default famigliare, «tutti i debiti devono essere incolpevoli – osserva il legale dell’associazione –, ma basta che sia stato contratto un finanziamento per ripianare un altro debito, per risultare colpevole». Mentre grazie agli strumenti della legge 3/2012, un cittadino può sedersi al tavolo con i suoi creditori e stabilire un piano di rientro che non lo strozzi, rimanendo proprietario dei beni privati, ad esempio l’abitazione.

Il sovraindebitamento è diffuso: cartina di tornasole sono i 32 miliardi di euro di crediti in sofferenza nei caveau delle banche italiane, il 6% su uno stock di 500 miliardi di euro (dati Istat-Bankitalia). Regione Lombardia sta studiando un provvedimento anti-usura per le famiglie, sulla falsariga di quello già adottato con aziende e partita Iva, per rilanciare l’impresa affogata nei debiti e allo stesso tempo smascherare gli strozzini.

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