Giovedì 18 Aprile 2024

Sabato Ortomercato in sciopero, lavoratori: "No anticipo di un'ora dell'apertura"

La decisione, unilaterale dell'amministratore unico di Sogemi Nicolò Dubini, comunicata il 29 dicembre, è giudicata inutile e troppo costosa dagli operatori ed era stata già bocciata due volte. Sogemi: "E' facoltativa, ma ha riscosso successo"

L'Ortomercato di Milano

L'Ortomercato di Milano

Milano, 29 gennaio 2015 - Giornata di sciopero all'Ortomercato di Milano: dalla mezzanotte di venerdì alle ore 12 di sabato 31 gennaio, i lavoratori si asterranno dalla loro occupazione. "E la naturale conseguenza di un amministratore di Sogemi, Nicolò Dubini, che invece di agevolare il lavoro degli operatori rifiuta il confronto. Rispettiamo la maggioranza dei lavoratori e il 31 gennaio non apriremo i nostri stand", spiega Fausto Vasta, presidente Ago, Associazione Grossisti Ortofrutticoli, commentando la scelta di 75 aziende e 450 lavoratori di sottoscrivere la petizione all'Amministrazione Comunale che chiede la revoca del provvedimento di modifica degli orari di apertura dell' Ortomercato.

La scelta unilaterale dell'amministratore unico di Sogemi Nicolò Dubini, comunicata il 29 dicembre 2014, di anticipare di un'ora l'apertura dell' Ortomercato, dalle 5 alle 4, era già stata bocciata due volte dalla Commissione Comunale del Mercato Ortofrutticolo, perché ritenuta "inutile e troppo costosa dalla maggioranza degli operatori: infatti, con il nuovo orario le aziende, che non possono chiudere prima delle 10 senza una certa riduzione del fatturato, sono costrette a far lavorare i propri dipendenti per 46 ore settimanali, nella speranza, secondo Dubini, di una crescita delle vendite", si legge nella nota.

"Particolarmente significativa - ha continuato Vasta - è la sottoscrizione della petizione di oltre 100 lavoratrici, che hanno dovuto stravolgere la loro vita, già dura, anticipando alle 3 di notte l'inizio del loro lavoro. Varrebbe la pena di ascoltarle". "Abbiamo chiesto, insieme al Consorzio Produttori e ai Sindacati di categoria, di sospendere l'entrata in vigore del nuovo orario, per valutare meglio le conseguenze pratiche per gli operatori, un aggravio di costi stimato tra il 15% e il 20%, e per i lavoratori e le lavoratrici, ma non abbiamo avuto risposta. Domani incontreremo le Organizzazioni Sindacali, ma il provvedimento è già operativo". "Se ci fossero reali possibilità di accrescere il business - ha dichiarato il presidente di Ago - le aziende sarebbero  favorevolissime. Ma i compratori sono sempre gli stessi e anche se iniziano un'ora prima, comprano sempre la stessa quantità di merce". "Lavoratori e operatori chiedono pertanto - ha concluso Fausto Vasta - all'amministratore unico di Sogemi, Nicolò Dubini, di sospendere il nuovo orario, per valutare insieme pro e contro del nuovo provvedimento".

 

SOGEMI: "APERTURA ANTICIPATA E' FACOLTATIVA" - L'anticipo alle 4 dell'orario di apertura all'ortomercato di Milano è "facoltativa" in linea con quello dei "principali ortimercati" italiani: a precisarlo in una nota è Sogemi, la società che gestisce i mercati all'ingrosso milanesi, che ha preso atto dello sciopero indetto per sabato all'Associazione Grossisti Ortofrutticoli. La decisione di aprire non alle 5 ma un'ora prima "è una misura pensata per venire incontro alle numerose richieste provenienti dai clienti della struttura (ambulanti, dettaglianti, ristoratori, ecc)» e di fatto, secondo Sogemi, "nelle giornate di test l'apertura anticipata ha riscosso un grandissimo successo: quasi il 40% degli accessi dei clienti dell'ortomercato è stato effettuato in quell'ora (4-5)". E questo senza contare che l'idea è stata accolta con favore "non solo dai clienti della struttura, ma anche dai più importanti operatori del mercato che contribuiscono maggiormente, con i loro volume d'affari, al fatturato dell'Ortomercato di Milano". Al riguardo le consultazioni sono iniziate a settembre e la scelta dell'orario è stata fatta per recuperare clienti dato che nel solo anno scorso il volume d'affari dei grossisti all'ortomercato è calato del 25% «a causa principalmente dell'orario di apertura (ore 5) che non permette ai clienti di raggiungere le destinazioni finali nei tempi utili per le rispettive aperture.