Martedì 23 Aprile 2024

Omicidio De Rosa, caso risolto 40 anni dopo

Rocco Papalia è ritenuto il responsabile di un omicidio avvenuto nel 1976, perpetrato per affermare la potenza della cosca di 'ndrangheta. Misura cautelare recapitata in carcere, a Napoli

I carabinieri (Foto archivio)

I carabinieri (Foto archivio)

Milano, 18 dicembre 2014 - Un delitto risolto quasi quarant'anni dopo dai carabinieri. Gli uomini del Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Milano, presso il carcere “Secondigliano” di Napoli, hanno eseguito una misura cautelare detentiva, emessa dal Tribunale di Milano, nei confronti di Rocco Papalia, ritenuto responsabile dell’omicidio di Giuseppe De Rosa, avvenuto a Milano il 9 ottobre 1976. 

L'arresto è scattato in seguito agli elementi emersi dall’indagine “Platino” coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano e acquisiti al termine degli approfondimenti a seguito delle catture del gennaio del 2013. Tali elementi hanno evidenziato le responsabilità a carico di Papalia, per uno tra i primi delitti commessi nella provincia di Milano, che fu eseguito anche per affermare la potenza intimidatrice del gruppo criminale ‘ndranghetista dei Papalia, all’epoca noto come il “clan dei calabresi”. De Rosa, nomade, fu ucciso «per un fatto di donne, uno sgarro».

Le investigazioni, condotte esclusivamente dall’Arma e prive di alcun contributo testimoniale, hanno consentito di ricostruire la dinamica del delitto, anche sulla scorta degli esiti di indagine che hanno riguardato l’attuale presenza sul territorio di Milano di un’articolazione operativa ed autonoma, capeggiata, in nome e per conto proprio dei tre fratelli Papalia, da Agostino Catanzariti, classe 1947.

Per risolvere il caso è stata determinante una intercettazione registrata dai carabinieri il 22 aprile 2012 nell'ambito dell'indagine Platino. A parlare, in un'auto, sono Agostino Catanzariti e Michele Grillo (entrambi arrestati): passano davanti a un campo nomadi a Trezzano sul Naviglio (Milano) e iniziano a fare un amarcord criminale che ripercorre anche l'omicidio di Giuseppe De Rosa, che apparteneva a una famiglia di nomadi. Nel 1976 i due gruppi, quello degli «zingari» e quello dei «calabresi» erano in lotta per la gestione del territorio e quando gli italiani scoprirono che De Rosa aveva infastidito una donna che era stata di un uomo del clan, hanno approfittato per mostrare i muscoli e mettere definitivamente il punto sulla questione del dominio. Catanzariti ricorda che inizialmente volevano far saltare in aria l'auto di De Rosa con dell'esplosivo ma che poi i boss hanno preferito usare la vecchia cara 7.65: un colpo alla testa e due al petto all'esterno del locale Skylab. La mano era quella di Rocco Papalia, detenuto a Napoli in regime di 41 bis e - prima della notifica del provvedimento per omicidio - con fine pena previsto nel 2017. Da quel momento è stato chiaro a tutti che i calabresi erano i più forti ed è iniziata la stagione dei sequestri che sono serviti per costruire l'impero economico delle cosche al Nord.