Omicidi Quarto Oggiaro, rinviato a giudizio il presunto killer dei fratelli Tatone

Antonino Bonfante è accusato di aver ucciso tre persone tra il 27 e il 30 ottobre 2013. A suo carico ci sono tabulati telefonici, intercettazioni, immagini di telecamere e alcune testimonianze che hanno rotto ''l'omertà'' del quartiere

Antonino Benfante, presunto killer omicidi fratelli Tatone

Antonino Benfante, presunto killer omicidi fratelli Tatone

Milano, 2 ottobre 2014 -  Questa mattina, in aula per gli omicidi avvenuti a Quarto Oggiaro e che hanno coinvolto i fratelli Tatone. E' stato rinviato a giudizio Antonino Benfante, il presunto killer che, tra il 27 e il 30 ottobre 2013 tra Novate Milanese e Milano avrebbe ucciso tre persone, tra cui i fratelli Emanuele e Pasquale Tatone, nell' ambito di contrasti legati al piccolo spaccio di eroina nel quartiere dove vivevano. La decisione è stata presa  dal gup di Milano Stefania Pepe, che ha accolto la richiesta di processo del procuratore aggiunto Alberto Nobili e dei pm Daniela Cento e Laura Pedio.

Benfante - pregiudicato che era stato scarcerato solo quattro giorni prima dei primi due omicidi - è stato arrestato lo scorso 5 dicembre ed e' difeso dall'avvocato Roberta Ligotti. Il 27 ottobre 2013, secondo l'accusa, ha ucciso Emanuele Tatone e il suo autista Paolo Simone e poi il 30 ottobre avrebbe ammazzato anche Pasquale Tatone, fratello di Emanuele, freddato all'uscita di una pizzeria dove aveva cenato da solo. A carico di Benfante, 50 anni, malato di Parkinson e con precedenti per tentato omicidio e traffico di droga, ci sono tabulati telefonici, intercettazioni, immagini di telecamere e alcune testimonianze che hanno rotto ''l'omerta''' del quartiere. Fine ultimo di questi omicidi sarebbe stata l'egemonia sul piccolo spaccio a Quarto Oggiaro che Benfante sperava di riuscire a ottenere. Nel corso dell'udienza preliminare si e' costituita come parte civile la compagna di Paolo Simone, ucciso solo perche' era in compagnia di Emanuele Tatone. Il processo inizierà il prossimo 16 dicembre davanti alla Corte d'Assise di Milano. 

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